A parole, ma soltanto a parole, il Governo Draghi riconosce che la questione meridionale è una questione nazionale ed europea. Tuttavia, quando dalle parole si passa ai fatti, la “ciccia” viene data sempre e soltanto alla sgangherata “locomotiva” Nord, riservando, invece, la solita fumisteria propagandista alla colonia Sud.
Dalla sottrazione dei primi finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per gli asili nido a quelli per gli assistenti sociali, dal “giallo” dei circa 24 miliardi di euro destinati al Fondo sviluppo e coesione, che ora ci sono, ora non ci sono, dall’Alta velocità “pezzotta” per la Sicilia (160 km/h), pagata dai viaggiatori quanto quella vera (300 km/h), al disegno legge e alle intese per l’autonomia differenziata con le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, passando per lo scippo di circa 45 miliardi di euro del Pnrr e per i livelli essenziali di prestazione o proclamati o, quando definiti, rimandati alle calende greche (2027), il ruolo che nei fatti si assegna al Sud è sempre e soltanto quello di colonia estrattiva interna di risorse economiche, umane ed elettorali.
Il tutto, ovviamente, avviene ad opera del Partito Unico del Nord (PUN), composto in modo trasversale dai principali partiti politici nazionali – Pd, M5s, FI, Lega, Fdl, Iv –, a cui sono organiche le classi estrattive meridionali, sempre pronte a vendere i bisogni, i diritti e la dignità dei loro concittadini in cambio del solito “piatto di lenticchie” da riservare esclusivamente alle loro clientele di riferimento.
Chi darà voce ai 21 milioni di cittadini meridionali che non hanno voce? Chi ne rappresenterà le legittime istanze? Chi ne tutelerà i diritti azzerati, dimidiati e limitati? Questa è la vera natura del problema relativo alla questione meridionale: il drammatico vuoto di rappresentanza di un Mezzogiorno sempre più ingannato, sedotto ed abbandonato.
