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4 Maggio, 2024

COMPAGNIA NEST e DIANA OR.IS presentano: PREMIATA PASTICCERIA BELLAVISTA di Vincenzo Salemme. Dal 2 maggio al teatro Diana. Regia di Giuseppe Miale di Mauro



DA GIOVEDI’ 2 MAGGIO ORE 21.00
COMPAGNIA NEST e DIANA OR.IS
presentano
PREMIATA PASTICCERIA BELLAVISTA
UNA COMMEDIA DI VINCENZO SALEMME
con
FRANCESCO DI LEVA
ADRIANO PANTALEO
GIUSEPPE GAUDINO
e con (in o.a.)
VIVIANA CANGIANO, CRISTEL CHECCA, DOLORES GIANOLI, ALESSANDRA MANTICE STEFANO MIGLIO
regia di
GIUSEPPE MIALE DI MAURO
SCENE LUIGI FERRIGNO
COSTUMI CHIARA AVERSANO
DISEGNO LUCI PACO SUMMONTE
SOUND DESIGNER ITALO BUONSENSO
COREOGRAFIE CHIARA ALBORINO
AIUTO REGIA MARCELLO MANZELLA
ASSISTENTE ALLE SCENE ROSITA VALLEFUOCO
DATRICE LUCI DESIDERIA ANGELONI
MACCHINISTA GIANFRANCO IZZO
ASSISTENTE REGIA MATTEO D’ANTÒ
ASSISTENTE COSTUMI GIORGIO MILANO
GRAFICA E FOTO DI SCENA CARMINE LUINO
ORGANIZZAZIONE CARLA BORRELLI
UFFICIO STAMPA GENNARO BIANCO
REALIZZAZIONE SCENE ALOVISI ATTREZZERIE

Da giovedì  2 fino a domenica 19 maggio sarà in scena come ultimo spettacolo di questa stagione teatrale 2023/24 “Premiata pasticceria Bellavista” commedia scritta da Vincenzo Salemme, che per la prima volta nella sua carriera di autore di numerose commedie di successo, farà  raccontare una storia creata dalla sua penna ad un gruppo di straordinari artisti con una prestigiosa storia alle spalle: La Compagnia del Teatro NestFrancesco di Leva, Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino per la regia di Peppe Miale Di Mauro.

Note dell’autore

Erano gli inizi degli anni ‘90 e ricordo che si discuteva molto della legge sulla donazione degli organi e uscirono nelle pagine di cronaca diversi episodi che suscitavano molta paura. Episodi che raccontavano di persone date per morte e poi miracolosamente risvegliatesi. “Ve lo immaginate se vi espiantassero gli organi credendovi morti mentre invece non lo siete affatto?”. Fu così che nacque l’idea di Premiata Pasticceria Bellavista. Proprio immaginando una cosa del genere. Non che io sia contrario alla donazione, anzi. Ma raccontare le paure più recondite dell’animo umano mi ha sempre affascinato. Senza la pretesa di trovare risposte. Anche perché sono paure contro le quali non possiamo fare granché se non parlarne, trovare una via di uscita dal buio della ragione nel rapporto aperto e fiducioso con il resto del mondo. Io provo a farlo sempre in maniera spiritosa, non per mancanza di rispetto nel trattare argomenti così delicati ma perché ridere e sentir ridere mi aiuta ad affrontare meglio le mie fragilità. Con affetto e stima per chi decide di venire a teatro a “guardare” le mie storie. E sono felice che, per la prima volta nella mia carriera di autore, non sarò io a raccontare una mia storia ma un gruppo di giovani artisti con una storia già prestigiosa alle spalle e con un futuro pieno di passione ancora da scrivere.

Vincenzo Salemme

Note di Regia

“Ciechi, siete poveri ciechi” (Vincenzo Salemme)

Ci bastano gli occhi per guardare la vita? Premiata Pasticceria Bellavista racconta la differenza tra guardare e vedere. Una storia di cecità, di uomini e donne incapaci di osservare la vita e il mondo che li circonda. Il racconto di una condizione sociale e culturale in cui ogni personaggio della commedia è incapace di affrontare il percorso che la vita gli ha messo di fronte e agisce fingendo di non vedere. Non a caso arriverà proprio un cieco ad aprire gli occhi di tutti e metterli al cospetto della verità che nessuno di loro ha il coraggio di dire e dirsi. Paradosso Kafkiano che Salemme dipana lungo tutta la commedia con la sua penna ispirata fatta di battute fulminanti e tirate esistenziali che mettono in risalto un mondo ipocrita e vigliacco, guidato da una voce che viene dall’alto, la voce di una madre, figura creatrice come quella di Dio. Una commedia in cui si ride a crepapelle anche se non ci sarebbe molto da ridere. Questa è spesso la forza della scrittura di Salemme: riuscire a raccontare le crepe dell’essere umano attraverso la risata, quella risata che ancora non ci ha seppellito e chissà se mai lo farà. E proprio come faceva Eduardo De Filippo, Salemme riesce a raccontare attraverso le vicende di una famiglia il mondo intero, un’umanità che cammina con i paraocchi, che ha difficoltà nelle relazioni, che mira solo al profitto personale, che mente spudoratamente e non guarda mai in faccia la realtà. Una storia amara ambientata nel regno del dolce: un laboratorio di pasticceria. E proprio una torta alla fine risolverà tutti i loro problemi e addolcirà quelle vite insipide, liberandole dal fardello di chi le aveva messe al mondo e condizionava ogni loro scelta. Anche se, forse, di chi ci ha creati così come siamo, non ci libereremo mai. Per la Compagnia Nest continua il percorso nel mondo dei classici, dopo Shakespeare, Pirandello, Eduardo, Age e Scarpelli, abbiamo deciso di confrontarci con questo testo che consideriamo a tutti gli effetti un classico contemporaneo.

 Compagnia Nest

Trama

Ermanno e Giuditta Bellavista sono i proprietari di una pasticceria annessa alla loro casa. Con loro vive la madre, sofferente di diabete e pressione alta.

Ermanno ha una relazione in segreto con Romina, la quale è stanca di dover parlare con lui di nascosto e vuole che si decida a parlarne con la famiglia.

Anche Giuditta ha una relazione segreta con Aldo, pasticcere alle dipendenze dei Bellavista, che però non ama la non bella Giuditta ma mira alla sua ricchezza. Intanto si scopre che Ermanno tre mesi prima, ha subito un intervento

di trapianto agli occhi, questi vennero prelevati da Carmine, un senzatetto che dopo un incidente automobilistico entra in coma. Creduto però morto, venne deciso di prelevargli gli occhi e trapiantarli ad Ermanno. Così, una volta svegliato dal coma, Carmine si ritrova cieco. Carmine riesce a raggiungere la pasticceria di Ermanno, rivelandogli che sono 3 mesi che non possiede più gli occhi, e che il prof. Rubelli, che ha eseguito l’intervento, è implicato nel gioco azzardo e nel traffico illecito di organi. Carmine decide di rimanere nella pasticceria di Ermanno, dicendo che ora egli dovrà guardare la vita per lui.

Intanto nascono due problemi: la mamma di Ermanno e Giuditta, convinta che i figli la vogliano far morire per impossessarsi dell’eredità, vuole tagliarli fuori dal testamento. Di conseguenza, Aldo non è più tanto sicuro di sposare Giuditta, sapendo che ella forse non potrà più ereditare. Carmine coglie l’occasione per ideare un piano con il quale potranno essere risolti i problemi di Ermanno, Giuditta e anche i suoi.



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