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26 Aprile, 2024

SCUOLA E MEZZOGIORNO NEL RAPPORTO SVIMEZ 2018



Nel suo ultimo Rapporto sull’economia e sulla società meridionali, la SVIMEZ ha evidenziato il persistere e l’acuirsi del divario Nord/Sud anche rispetto agli indicatori relativi ad un voce cruciale del capitale sociale: i livelli d’istruzione relativi ai tassi di scolarizzazione e alla qualità dell’apprendimento.

Innanzitutto, a fronte di elevati tassi di partecipazione al sistema scolastico, superiori al 95%, la SVIMEZ ha messo in risalto l’inferiorità dei tassi di scolarizzazione dei giovani meridionali rispetto ai giovani settentrionali tra i 20-24 anni.

Se al Sud ci sono elevati tassi d’iscrizione scolastica, tuttavia, sostiene il Rapporto SVIMEZ, è anche vero che i tassi di abbandono scolastico sono maggiori. Nel 2017 gli studenti del Mezzogiorno che sono fuoriusciti presto dal sistema d’istruzione nazionale sono stati il 18,5%, rispetto all’11,1% del Centro-Nord, tra i maschi, addirittura il 21,5%. Insomma, se nel Sud ci si iscrive a scuola successivamente non si portano a termine gli studi.

Dunque, prosegue la SVIMEZ, sono i tassi di abbandono che determinano “un livello di scolarizzazione dei ragazzi meridionali compreso tra il 79,2% delle Regioni del Sud e il 73,3% nelle isole, a fronte di valori compresi tra l’82,9% del Nord-Ovest, l’85,3% del Nord-Est e l’85,2% nel Centro”.  Inoltre, mentre nelle Regioni del Centro-Nord il numero degli occupati è elevato tra i giovani che non portano a termine gli studi, non si può dire la stessa cosa dei giovani meridionali:  “22% a fronte del 42% del Centro-Nord nel 2017”. Dato questo coerente all’elevato tasso di disoccupazione giovanile, il cui 50% si concentra nelle regioni meridionali.

Per quanto concerne la qualità dell’apprendimento, il Rapporto mette in risalto soprattutto le criticità degli asili nido e della scuola secondaria di II grado. Mentre sui primi incide negativamente “la disponibilità di servizi per sostenere le famiglie, che nel Sud sono precari e inefficienti”; per i secondi, invece, influiscono negativamente sia il contesto socio-economico maggiormente degradato, sia la “maggiore o minore anzianità del corpo docente, la sua precarietà”, sia “l’apporto degli enti locali sui servizi alla scuola”. “Nel Mezzogiorno – osserva la SVIMEZ – sono presenti livelli qualitativamente inferiori, dai trasporti, alle mense scolastiche, ai materiali didattici”.

Al di là dei facili pregiudizi antimeridionali, grazie alla pubblicazione di Zero al Sud di Marco Esposito, ora si conoscono ancora meglio le cause dei livelli qualitativamente inferiori dei servizi offerti dagli Enti locali meridionali ai propri cittadini: l’espropriazione di risorse finanziarie tramite la “perversa” attuazione del federalismo fiscale, che ha contribuito a cristallizzare e ad acuire ulteriormente il divario Nord/Sud, per configurare, anche tramite l’imminente “secessione dei ricchi”, un modello asimmetrico di fruizione e di esercizio dei diritti.

Ma non ditelo al leghista responsabile del MIUR. Direbbe che, a fronte della distribuzione sperequate delle risorse a favore delle regioni settentrionali, i docenti meridionali dovrebbero impegnarsi, lavorare e sacrificarsi molto di più rispetto a quanto già fanno.

02/04/2019 – Salvatore Lucchese

 



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