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8 Dicembre, 2024

Matilda De Angelis: “Il successo? Fa anche paura”



Molto più bella di persona che sullo schermo, Matilda De Angelis, ex cantante e ora attrice nata a Bologna nel 1995,  ha un cuore sanamente disinvolto che non si cura, se è il caso, di togliersi le scarpe troppo alte, e sicuramente molto scomode,  alla cena di gala a Palazzo Reale a Napoli. Questo dopo aver ricevuto il Nastro d’Argento per la performance internazionale dell’anno grazie alla sua interpretazione in The Undoing – Le verità non dette alla prima edizione dei Nastri d’Argento Grandi Serie Internazionali, evento realizzato dei Giornalisti Cinematografici con la Film Commission Regione Campania: “In questo momento sono a Torino sul set di una serie, prodotta da Netflix Groenlandia in cui interpreto Lidia Poot, la prima donna avvocato d’Italia nel 1880 con la regia di Matteo Rovere con cui torno a lavorare insieme dopo Veloce come il vento. Chi era questa donna? Una che si era laureata a Torino, una aveva studiato latino da sola ed era assolutamente controcorrente.  Allora le donne non si laureavano e lei così pagò lo scotto di essere all’avanguardia tanto da metterci ben 37 anni per essere accettata dall’ordine degli Avvocati. Alla fine ce l’ha fatta, ma a sessant’anni”.

Donne e premi? “E’ un discorso sicuramente delicato. La meritocrazia deve esistere – dice l’attrice – e questo è la cosa più importante che va salvaguardata. Ovvero uguale trattamento per tutti e le quote rosa non devono essere una moda e dire questo premio va dato a una donna perché ora si fa così. Questo è sbagliato perché così si ridicolizza il problema e perché cercando la parità si lascia presupporre un’inferiorità femminile e questo è altrettanto sbagliato”.

Tra i suoi film in uscita c’è poi Il Materiale Emotivo di Sergio Castellitto, film che andrà al Bif&st di Bari “dove interpreto la figlia di Castellitto, una ragazza su sedia a rotelle, sono paraplegica, e anche muta. Recito quindi con metà del corpo e senza voce, un’esperienza formativa quella di reggere un film senza proferire parola”. Per lei poi un altro film girato per Netflix quest’inverno: “E’ Robbing Mussolini con la regia di Renato de Maria. La storia di un colpo a una settimana dalla fine della seconda guerra mondiale quando un gruppo di ragazzi e ragazze decide di andare a rubare e il tesoro di Mussolini. Ce la faranno? Non ce la faranno?”.

Cosa cambia lavorare all’estero? “In realtà mi è capitato solo con The Undoing – Le verità non dette, ed ero allora talmente in ansia schiacciata dalla tensione e dalle star che mi circondavano, come Nicole Kidman,  che volevo solo fare bene, essere all’altezza e meritare di essere dov’ero. Quello che cambia davvero in una produzione americana è il tempo che viene dedicato a una singola scena. C’è più attenzione perché il cinema viene percepito come un’industria vera e propria”. Attori di riferimento? “In realtà non ne ho. Cerco di mantenere un mio stile, se devo fare due nomi, direi Kate Blanchett e, sul fronte maschile, Joaquin Phoenix”. Il successo? “E’ un premio, ma anche una cosa che spaventa. A volte è molto più facile muoversi nella propria comfort zone. Ma bisogna stare attenti e ricordarsi un po’ da dove si viene a sapere dove si va. La paura di perdere il successo fa alzare la posta in gioco come quella di sbagliare a ogni progetto ti fa mantenere la tensione giusta”.



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