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3 Maggio, 2024

In continuità con la precedente compagine giallo-verde, Il Governo della “discontinuità” rilancia l’attuazione del regionalismo differenziato



Mentre il Segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ribadisce con chiarezza, forza e decisione il suo no al regionalismo differenziato, che finirà con il dividere un Paese già “diviso e frantumato” (il Manifesto, 22 settembre 2019), la compagine governativa giallo-rossa ne rilancia il processo di attuazione e sembra convergere sul modello emiliano-romagnolo.

Infatti, come è stato evidenziato sul Vesuviano News del 6 settembre 2019, il Ministro per gli Affari Regionali, il dem Francesco Boccia, dopo avere criticato nei mesi precedenti le bozze del Veneto e della Lombardia, ma non quelle dell’Emilia Romagna, domani riprenderà gli incontri con i Governatori delle Regioni che aspirano a farsi Stato, ribadendo che il Governo “vuole l’autonomia differenziata”, in quanto “scolpita nella Costituzione” (il Manifesto, 22 settembre 2019).

La ripresa delle trattative è spalleggiata dal Ministro per il Sud, nonché già vicedirettore della Svimez, il dem Giuseppe Provenzano, che, contraddicendo quanto da lui scritto nel marzo 2018 e quanto sostenuto dalla stessa Svimez, ha dichiarato che le richieste del Veneto e della Lombardia “sono diverse da quelle dell’Emilia Romagna di Bonaccini”, perché si tratta di “un’autonomia meno aggressiva rispetto a quella richiesta dai leghisti” (il Manifesto, 22 settembre 2019).

Di rincalzo, mentre il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il pentastellato Federico D’Incà, parla della ricerca di un giusto compromesso sull’autonomia regionale differenziata, il suo compagno di partito, il Ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, rilancia la possibilità di inserire nella trattativa anche la scuola (il Manifesto, 22 settembre 2019).

Dunque, in continuità con il precedente Governo giallo-verde, il Governo giallo-rosso della “discontinuità” rilancia l’attuazione del regionalismo differenziato, cancellando con un colpo di spugna tutte le ponderate, fondate, documentate e rigorose critiche di metodo – firma delle Pre-Intese a quattro giorni dalla scadenza delle elezioni politiche del 2018, trattative a porte chiuse, marginalità e ruolo meramente ratificatorio del Parlamento, contrasto “irrimediabile” con l’intero quadro costituzionale – e di merito – inesistenza del residuo fiscale, scippo di Stato compiuto ai danni del Sud di 60 miliardi di spesa pubblica allargata l’anno dal 2009 ad oggi, frammentazione sociale, economiche e politica dell’intero sistema Paese –, che nei mesi precedenti erano state avanzate da autorevoli costituzionalisti ed economisti, tra gli altri, Massimo Villone, Adriano Giannola, Luca Bianchi, Gianfranco Viesti e Marco Esposito, centri di ricerca, Svimez ed Alleanza degli Istituti di Ricerca Meridionalisti,  ed Atenei universitari, la “Federico II” di Napoli.

La sintesi delle contraddizioni del Governo giallo-rosso sull’autonomia regionale differenziata sono esemplificate dalla figura politica, culturale ed istituzionale di Giuseppe Provenzano. Da un lato, membro degli organi nazionali del PD, che, per interessi di “bottega”, promuove l’autonomia della Regione Emilia Romagna. Dall’altro, economista della Svimez, che si è opposta al “colpo di Stato dei ricchi”. Vincerà la ragione critica? O vinceranno gli interessi predominanti ed i calcoli di parte?

Comunque sia, come è stato evidenziato anche sulle pagine del Vesuviano News del 12, 13  e 18 settembre 2019, i silenzi, le ambiguità e le contraddizioni dell’attuale compagine governativa sul regionalismo discriminatorio ed estrattivo in salsa emiliano-romagnola sembra che stiano precipitando su un compromesso al ribasso: diritti azzerati o dimezzati per i cittadini del Mezzogiorno in cambio di finanziamenti straordinari per lo sviluppo del Sud. Mentre i primi verranno resi strutturali e permanenti, di contro, per i secondi non vi è nessuna certezza.

Facendo leva sulla lucida ed inequivocabile presa di posizione contro il regionalismo differenziato espressa da Maurizio Landini, a partire da Sud, tutte le forze democratiche, radicali e meridionaliste di questo Paese devono assolutamente intensificare la mobilitazione culturale e civile e preparare la mobilitazione popolare contro la “continuità” del progetto “eversivo” che mira ad istituzionalizzare il divario Nord/Sud, per poi minare definitivamente la stessa unità politica dell’Italia.

22/09/2019 – Salvatore Lucchese



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