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26 Aprile, 2024

“L’Italia una e indivisibile”: Reggio Emilia vs Reggio Calabria. Un classico esempio di Sud come “colonia estrattiva interna”



L’Italia una e indivisibile è una “fiaba”, una narrazione retorica, che, oramai, non solo non trova nessun riscontro nella realtà sociale, economica, culturale e civile di un Paese sempre più “a due velocità”, ma non trova nessun riscontro neanche nel rispetto del dettato costituzionale, in quanto, i vari Governi nazionali susseguitisi nel corso degli ultimi anni, invece di perseguire la solidarietà, la coesione e l’equità territoriale, hanno puntato ad istituzionalizzare tale divisione tramite l’approvazione definitiva di un federalismo competitivo, asimmetrico ed estrattivo, cucinato in salsa lombardo-veneta, “verde”, ed emiliano-romagnola, “arancione”.

Federalismo promosso e voluto sia dalla Lega (Nord) che dal Partito democratico. Due partiti, sedicenti “nazionali”, che, alla stregua di un “Robin Hood alla rovescia”, hanno dato un contributo fondamentale al furto dei poveri per dare ai ricchi: dal 2000 al 2019 la modica cifra di circa 900 miliardi di euro di spesa pubblica allargata drenati da Sud a Nord. Le conseguenze? L’azzeramento ed il dimezzamento dei alcuni dei più basilari diritti sociali e civili dei cittadini meridionali: asili nido, autoambulanze, treni, bus, personale medico, assistenti sociali, insegnanti, ricercatori, etc.

Oramai, riconosciuto dai maggiori organi contabili e politico-istituzionali della Repubblica italiana, le classiche lacrime da coccodrillo dopo che questi ha divorato i propri figli, lo “scippo di Stato” ha letteralmente acuito la spaccatura del Paese in due realtà tra loro antitetiche. Da un lato, un Centro-Nord, sempre più ristretto, relativamente sviluppato. Dall’altro, un Sud, sempre più allargato, in recessione ed in via di “desertificazione”, come hanno ampiamente dimostrato gli ultimi rapporti sul Mezzogiorno sia della Svimez che di Eurispes.

Un chiaro esempio delle politiche sperequative adottate a vantaggio del Centro-Nord a tutto discapito del Sud è offerto dal confronto della ripartizione della spesa per l’istruzione tra due città simili tra loro non solo per il nome, ma anche per il numero di abitanti: Reggio Emilia, 171 mila abitanti, e Reggio Calabria, 180 mila abitanti.

Ebbene, mentre Reggio Emilia riceve 28 milioni di euro l’anno per le sue scuole e per i suoi 60 asili nido, Reggio Calabria, invece, si deve accontentare di soli 8 milioni di euro per le sue scuole e per i suoi ben 8 asili nido.

Dunque, quasi a parità di abitanti, anzi con una differenza positiva per Reggio Calabria di 9 mila abitanti in più, agli “Italiani” del’Emilia Romagna vanno 20 milioni di euro in più di spesa pubblica per l’istruzione, ed ai “Calabresi”, oramai non più “Italiani”, semmai lo siano stati, 20 milioni e passa di euro in meno.

Non solo, mentre Reggio Emilia, la città che trae benefici dal “saccheggio di Stato”, è considerata una città “virtuosa”, “laboriosa” ed “efficiente”, invece, Reggio Calabria, la città che subisce il “saccheggio”, è rappresentata come “criminale”, “assistita” e “clientelare”: uno dei tanti centri meridionali di sperpero dei soldi pubblici. Ritenuta l’artefice dei suoi primati positivi, la prima Reggio reclama il diritto a legalizzare il “furto di Stato” e ad avere sempre più soldi grazie al regionalismo differenziato. Di contro, additata come la sola responsabile del suo stato di miseria e degrado, la seconda Reggio ha ragione di esistere soltanto in funzione della prima come “colonia estrattiva interna”.

Premiare i “meritevoli” e punire i colpevoli, questa la filosofia di fondo di matrice liberista, che in Italia è declinata in termini etno-territoriali: si premi il Nord “virtuoso” ed “efficiente” con più poteri, funzioni e soldi e si punisca il Sud “sprecone” ed “inetto” con meno poteri, funzioni e soldi.

In sintesi, sulla base della rielaborazione e della riproposizione, sistematicamente amplificata dai media, di vetusti pregiudizi antimeridionali, la costruzione dell’immagine degli espropriatori come “civili” e degli espropriati come “incivili”. Un classico esempio di ideologia dominante e di colonialismo non solo “materiale” ma anche “mentale” per potere giustificare, riprodurre ed acuire ulteriormente la vergogna civile dei “fratelli” e dei “fratellastri” d’Italia. L’Italia una e indivisibile, ma solo sulla carta.

03/02/2020 – Salvatore Lucchese      



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