A partire dal febbraio 2018, quando il governo Gentiloni firmò le pre-intese con le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna per le loro richieste di autonomia differenziata, alla manifestazione nazionale contro il ddl Calderoli che si è tenuta a Napoli il 16 marzo scorso , la mobilitazione contro il regionalismo estrattivo e discriminatorio in salsa leghista e proto-leghista è cresciuta notevolemente. Si è passati dalle denunce di pochi accademici, studiosi e giornalisti ed attivisti meridionalisti ad un movimento sociale e politico più esteso, articolato e variegato, che comprende comitati, associazioni, sindacati e partiti, quali, ad esempio il Pd e il M5s. Questi ultimi, che ora bollano il ddl Calderoli come Spacca-Italia, avevano in agenda lo stesso Spacca-Italia nei governi giallo-verde e giallo-rosso. Ben venga il loro cambio di rotta, ma, se vogliono essere veramente credibili, dalle parole devono passare ai fatti: si attivino concretamente con le loro organizzazioni per promuovere la mobilitazione di massa contro un progetto eversivo dello spirito e della lettera della Costituzione.