Ieri pomeriggio a Napoli, circa 5mila persone hanno aderito alla manifestazione nazionale contro la “secessione dei ricchi” portata avanti dal governo di destra-destra in nome di uno scellerato scambio elettorale di (s)governo: il premierato autoritario a FdI e il regionalismo differenziato e predatorio alla Lega Nord.
Numerose le organizzazioni presenti: dai comitati NoAd, che hanno promosso la manifestazione, alle rappresentanza di comuni e regioni meridionali, dal Pd al M5s, da SI-Verdi al Partito del Sud, da Potere al Popolo a Rifondazione comunista, passando per l’ANPI, la CGIL, la Gilda, i Cobas, l’USB, l’UDS e numerosi altri movimenti, organizzazioni ed associazioni, che, nel corso degli ultimi anni, si sono già mobilitati contro il tentativo di attuare in Italia una singolare forma di federalismo iniquo, asimmetrico e predatorio, tramite il quale si mira alla definitiva istituzionalizzazione della condizione subalterna del Sud come colonia estrattiva interna di risorse economiche ed umane a vantaggio della sedicente locomotiva-Nord.
Quella di ieri, sabato 16 marzo, potrebbe essere la data che segna il definitivo passaggio della mobilitazione contro lo Spacca-Italia dalla sua forma istituzionale e culturale a quella di massa, che, in vista dei probabili ricorsi alla Corte costituzionale e degli eventuali referendum abrogativi, va costruita ed alimentata tramite una sistematica e puntuale informazione dei cittadini sui presupposti e sulle conseguenze sia del ddl Calderoli che del premierato: un mix esplosivo, un progetto eversivo delle fondamenta della Carta costituzionale del ’48.