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27 Aprile, 2024

Laboratorio occupato zero81: “dove è finita la questione meridionale?”



Il dualismo sociale, economico e civile tra Nord e Sud Italia ha trovato in diversi esponenti del socialismo e del comunismo italiano alcuni dei suoi più lucidi ed innovativi interpreti che vale la pena iniziare a rimuovere dall’oblio cui sono stati sottoposti anche a seguito della rimozione del Meridione dal dibattito pubblico, nonché dall’agenda politica dei Governi italiani degli ultimi trent’anni.

“Cancellazione” segnata sia dalla chiusura della Cassa del Mezzogiorno (1984) che dalla cessazione dell’Agenzia per la promozione e lo sviluppo del Mezzogiorno (1994), sia dal depennamento dello stesso termine Mezzogiorno dalla Carta costituzionale (2001) che dal ridimensionamento dell’interesse storiografico nei suoi confronti, fino al punto tale che, di recente, il Presidente della “Società Italiana per lo Studio della Storia contemporanea” Fulvio Cammarano ha affermato che “il meridionalismo è morto, svuotato di ogni significato”.

Tuttavia, negli ultimi mesi si sta assistendo ad un’inversione di tendenza e la “ri-scoperta” della questione meridionale è stata favorita dalla mobilitazione sociale, politica, civile e culturale contro l’autonomia regionale differenziata, che, nella forma in cui è stata proposta dalle Regioni capofila di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, si configura come “golpe” contro lo Stato centrale, al fine d’istituzionalizzare il divario Nord/Sud, riducendo quest’ultimo alla conclamata funzione di colonia da cui estrarre risorse naturali, finanziarie ed umane e da cui rimuovere i patrimoni culturali, simbolici ed identitari sino a giungere alla sua definitiva e totale desertificazione.

Si tratta della via italiana alla soluzione della “Grande crisi”: sganciare la “locomotiva” virtuosa del Nord dalla “palla al piede” del Sud, per fuggire via con un malloppo di 190 miliardi di euro di spesa pubblica, ai quali bisogna aggiungere i 163 miliardi di spesa pubblica allargata già scippati ai bambini, agli studenti, ai malati, agli anziani ed ai bisognosi che abitano al di là del Garigliano con il “trucchetto” della spesa storica.

E’ il paradigma etnico-liberista agitato prima dalla Lega Nord e successivamente promosso dal Partito trasversale del Nord, che, nell’età della “lotta di classe dopo la lotta di classe”, coerentemente alla redistribuzione della ricchezza verso l’alto, mira a concentrare le risorse economiche nei territori già ricchi del Settentrione, impoverendo ancora di più quelli già relativamente poveri del Mezzogiorno.

Entro questo clima di aspro dibattito ma anche di raffinate e rigorose analisi giuridiche, economiche, sociali e culturali tese a rilanciare la centralità politica dello storico divario Nord/Sud si colloca il seminario di studi su Gramsci: Unità d’Italia e questione meridionale, organizzato dal “Laboratorio Occupato Zero81”, presso la sua sede di via Banchi Nuovi, 10 – Napoli, per sabato 25 maggio alle ore 17:00.

Alla domanda provocatoria su dove sia finita la questione meridionale risponderanno due autorevoli studiosi indipendenti, il dottore di ricerca in Storia Francesco Festa e il docente e saggista Cristiano Sabino, che, contrariamente a quanto fanno alcuni presunti “soloni” di Gramsci organici alla sinistra istituzionale, invece di mummificarlo per pavoneggiarsi con le sue “spoglie” ed i suoi pronipoti che vivono in Russia, cercano di attualizzarne criticamente le posizioni meridionaliste.

Già docente a contratto dell’Università “Orientale” di Napoli, Francesco Festa conduce da anni ricerche sulle conseguenze politiche ed economiche delle rappresentazioni dei gruppi sociali subalterni e delle aree geografiche periferiche, nonché studi sui paradigmi e sulle pratiche della democrazia diretta e sui modelli di sviluppo con particolare attenzione al Sud Italia e d’Europa. Tra le sue ultime pubblicazioni, si ricordano i contributi offerti all’interno dei volumi a cura di Luca Rossomando, Lo stato della città. Napoli e la sua area metropolitana e Orizzonti Meridiani, Briganti o emigranti. Sud e movimenti tra conricerca e studi subalterni.

Docente di Storia e Filosofia nei Licei e collaboratore di varie testate giornalistiche, Cristiano Sabino è anche autore del libro Compagno T. Lettere a un comunista sardo, in cui ricostruisce la genesi del nuovo movimento indipendentista sardo dopo la presa di coscienza dei disastri ambientali causati dai poligoni militari e dalle industrie pesanti.

Ci sono tutti gli elementi per un seminario di approfondimento rigoroso e militante che vada al di là degli steccati tradizionali a cui è rimasta ancorata buona parte della sinistra istituzionale, che, addirittura, fa anche fatica a pronunciare l’espressione: “questione meridionale”.

22/05/2019 – Salvatore Lucchese



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