“L’unico modo è la resistenza popolare rispetto a questo stravolgimento politico e istituzionale (l’autonomia differenziata, ndr) che si vuole mettere in atto. E va fatta un’opera di informazione perché tutti gli italiani capiscano dove ci porta tutto questo. E cioè a una ricetta che non conviene a nessuno, non solo al Mezzogiorno. Creare 21 pezzi che si possono gestire dal punto di vista giuridico e finanziario su materie come sanità, scuola, infrastrutture o energia con l’unica prospettiva di tante piccole patrie italiane che non sarebbero più forti di come è il Paese oggi. Per questo ritengo che questa autonomia non convenga a nessuno. L’unica cosa che conviene a tutti, anche al Nord, è una politica di riduzione dei divari territoriali. Basta guardare i dati: da quando si è iniziato a investire sulla prospettiva della cosiddetta locomotiva del Nord la crescita si è fermata“. Così, sulle pagine de “Il Fatto quotidiano di oggi“, il costituzionalista Massimo Villone, uno dei massimi esponenti della mobilitazione contro la secessione dei ricchi, che poi ha proseguito: “Noi dobbiamo costruire una rete, intanto, per far partire una operazione di presa di coscienza collettiva. Insomma intendiamo rompere le scatole su tutto e il più possibile anche sul premierato che è un altro disegno scellerato che rischia di mandarci a sbattere“.
“Intanto – ha concluso Villone – va capita la disponibilità delle Regioni a sollevare ricorso in via principale alla Consulta una volta che il testo sarà approvato e stesso discorso vale per le intese che dovessero essere approvate. Poi c’è la partita dei conflitti di attribuzione sempre davanti alla Corte per la parte dell’attuazione amministrativa. E in ultima analisi c’è la strada del referendum che rende necessario raccogliere 500 mila firme: una strada praticabile solo se ci sarà una grande mobilitazione democratica“.