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27 Luglio, 2024

DIPENDENZE E I “RIFUGI DELLA MENTE “



 

TERRORE, GUERRA, ANGOSCIA. Termini che si connotano di carica emotiva così forte, intensa, che ci predispongono a pensare subito ad un riparo, al ricercare un rifugio sicuro.

Siamo a Parigi,1951-1952. Czelaw Miloz ci descrive una “Mente prigioniera”. Un libro che narra di totalitarismi, di “popoli baltici che furono calpestati dall’elefante della Storia”, sotto gli occhi dell’Occidente, apparentemente non cosciente. Un Occidente che rifugia (o rifiuta) i suoi timori con atteggiamento sferzante, distaccato, dissociato, dove l’altra sponda orientale è da ostracizzare, perché ha il sapore amaro del vetriolo. Parliamo di una realtà non molto lontana dai giorni nostri. La vulnerabilità della mente, del nostro secolo e della società intera, pronta a rifugiarsi dal caos, a schernirsi dal pericolo, ostracizza “l’altro da Sè”  a tal punto da esserne spettatore miope. Siamo spettatori di una realtà avvilente che appare impossibile da sopportare, tanto da sentire il bisogno di dividerla in un “dentro ed un fuori”. Una divisione separatista che serve, che protegge per adattarsi alla vista dell’angoscia. Parliamo di chi, vede messa in pericolo la sua sicurezza costantemente. La sicurezza del suo essere umano così com’è.

E’ proprio quello che emerge nei “rifugi della mente” dello psicoanalista kleniano, Steiner: trionfa l’onnipotenza e qualunque cosa è permessa.

L’esterno influenza l’interno e viceversa. Il mondo interno, un  rifugio dentro di Noi così potente che in momenti di intollerabile stress percepito, ci offre riparo e sicurezza. Ci mettiamo al riparo dalle minacce esterne,  in angoli di mente nascosta. Una vera bolla protettiva che ci fa sentire in salvo, proprio come fuggiaschi che trovano asilo in un convento zen. Senonché il “rifugio della mente” (detta alla Steiner) non è così libero, richiede un prezzo amaro da pagare. Talvolta il rifugio diventa una trappola, una giostra dove non puoi più scendere, nel contempo la nostra vita sembra arrestarsi. Ci chiudiamo nel silenzio, aggrediamo, abbiamo bisogno di “dipendere” da oggetti esterni e ne siamo assuefatti per compensare il dolore. Una distorsione della realtà che può sfociare in un assetto psichico dissociato: i vissuti appaiono troppo dolorosi da “sentire”. Un rapido ma momentaneo distacco, apparentemente calmante da tutto ciò che di esterno sembra minacciarci. Le organizzazioni interne, diventano però disfunzionali, quando il rifugio diventa un’eccessiva via di fuga.Melanie Klain ci ricorda della mente scissa, frammentata e dei suoi “pezzi” proiettati all’esterno. Scissione: una realtà paradossalmente salvifica ma disfunzionale. Tra il mondo esterno ed interno c’è un continuo interscambio: intrecci, relazioni, un continuum di influenze. Quando il rapporto con la realtà diventa sofferente e contraddittorio, abbiamo bisogno di evadere e rifugiarci, a patto che non diventi uno stile che prenda il sopravvento sulla nostra stessa vita. Bisogna investire nel proprio sentire le emozioni, arrivare in fondo alla parte più autentica di Sè e con coraggio e compassione accogliere il buio, il senso di vuoto. Avere un dialogo interno positivo e fiducioso che permette di sentirci responsabili delle nostre scelte e di vedere “potenzialità”. Trovare la strada non è affatto facile, ci vuole coraggio e appunto, serve “aprirsi all’esterno”, al confronto relazionale. La possibilità di sentirsi rispecchiati attraverso gli occhi dell’altro può avere un ruolo fondamentale, condivisivo e curativo.Ricordiamo infine che, un percorso di sostegno psicologico, supporta il cammino di chi ha bisogno di un alleato professionista negli stati di sofferenza vissuta e percepita. Creare un’alleanza terapeutica che sappia rileggere e restituire una realtà più accogliente, resiliente ed empatica: è una realtà che esprime emozioni e promuove benessere.Per supporto psicologico on line: Dott.ssa Laura Cancellara (Psicologa clinica, specializzata in psicosomatica. Psicoterapeuta sistemico-famigliare in formazione). Riceve su appuntamento.Email: laura.cancellara@gmail.com

 



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