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29 Marzo, 2024

Valentino Romano: “Spigolando tra le carte di Gaetano Salvemini”. L’uomo, lo studioso, il politico



Nell’anno delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Gaetano Salvemini (8 settembre 1873), la letteratura critica sulla figura e sull’opera del poliedrico intellettuale molfettese si arricchisce di un altro prezioso contributo: il breve saggio monografico di Valentino Romano, Caro Don Gaetano. Spigolando tra le carte di Gaetano Salvemini.

L’agile volume tascabile edito dalla Casa Editrice SECOP nella sua collana “Caro Don Gaetano” è articolato in quattro capitoli: 1) “La Rivoluzione francese”; 2) Salvemini, Fortunato, Michele Di Gé e il brigantaggio; 3) Non nominare il nome di don Giustino invano; 4) Non ho tempo da perdere con quel microbo

Nel primo capitolo, Romano ricostruisce in modo avvincente, chiaro e rigoroso la travagliata storia della stesura prima e della pubblicazione poi della monografia salveminiana sulla Rivoluzione francese. Offre al lettore una rappresentazione realistica, vivace ed umana del processo che sta alla base del parto di un’opera, soffermandosi sulla triangolazione tra Salvemini, il suo Maestro Villari e la casa editrice Hoepli.

Nel secondo capitolo, l’autore si sofferma sullo scambio epistolare che intercorre tra Salvemini e Fortunato rispetto alle ricerche condotte dallo studioso pugliese sulla biografia del brigante lucano Michele Di Gé. Un tema, quello del brigantaggio, che, evidenzia Romano, dato il coinvolgimento della sua famiglia “[…] costituirà per Giustino Fortunato un’ossessione che lo accompagnerà per tutta la vita e che lo trasformerà nella più vigile sentinella della lettura canonica del brigantaggio quale brutale ribellione sociale dei contadini, priva di ogni idealità politica; e lo spingerà a ritenersi l’unico maggior depositario delle verità sottostanti a quel fenomeno” (Ivi, pp. 91-92).

Nel terzo capitolo, Romano ricostruisce la storia dell’aspro litigio intercorso tra Salvemini e Fortunato. Quest’ultimo, infatti, accusa lo studioso pugliese di averne infangato il nome e l’autorevolezza politica, citandolo a sproposito in occasione di un suo attacco politico all’allora Presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti.

Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, l’autore si sofferma sul Salvemini meridionalista, evidenziandone non solo la vis polemica, ma anche il pessimismo rispetto alla borghesia intellettuale meridionale, che, evidenzia Romano, a parere dell’intellettuale pugliese, è formata da “[…] migliaia di laureati, ignoranti, morti di fame, ladri e imbroglioni” (Ivi, p. 161).   

Nel complesso, l’originalità del contributo offerto dallo scrittore e saggista Valentino Romano alla storiografia su Gaetano Salvemini consta nell’avere saputo ricostruire alcuni spaccati significativi della vita dell’intellettuale pugliese mediante il sapiente utilizzo delle fonti epistolari edite ed inedite, da lui sapientemente intrecciate sia con i testi salveminiani sia con altri riferimenti critico-bibliografici.

Ne emergono in tutta la loro dimensione concreta non solo la figura dell’uomo e del politico Salvemini, tenace, determinato, sarcastico, pungete ed ironico, ma anche quella dello storico preciso e rigoroso.

Come evidenzia Romano: “Dietro ogni libro c’è una storia, normalmente ignorata; una storia che, se al contrario conosciuta, studiata, condivisa e perfino amata, è capace di restituirci l’‘uomo’ che ne è l’autore  e di trasformare il suo libro, da strumento di lavoro o di diletto, comunque da oggetto inanimato, in entità viva e pulsante: avere contezza delle ansie, dei dubbi, delle fatiche dell’autore di un testo, perfino dei suoi intendimenti nascosti, delle traversie legate alla stesura e alla pubblicazione costituisce insomma un quid pluris, utile a rafforzare quell’indescrivibile simbiosi di emozioni che viene e a crearsi tra autore e lettore e che, alla fine contribuisce a una migliore comprensione e alla condivisione finale del testo” (Ivi, p. 5).



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