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19 Maggio, 2024

Regionalismo differenziato, mobilitazione totale contro il federalismo predatorio a vantaggio dei ricchi



Ammantato di costituzionalità dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione varata nel 2001 dal governo di centro-sinistra presieduto da Giuliano Amato per meri motivi d’infima bottega elettorale, il regionalismo differenziato mina irrimediabilmente alla base il patto costituzionale repubblicano di solidarietà, tanto sotto il profilo politico-istituzionale, quanto sotto quello sociale, economico, civile e territoriale.

Infatti, l’attribuzione alle regioni richiedenti, attualmente, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, ma presto ne seguirebbero altre, di maggiori poteri, funzioni e risorse non solo finirebbe con il ridurre lo Stato centrale a Stato Arlecchino, ma, così facendo, legherebbe la fruizione dei diritti di cittadinanza alla ricchezza dei territori, con il conseguente cristallizzarsi prima ed acuire poi non solo dello storico divario tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche tra zone interne ed urbane, tra centri e periferie. La frantumazione dell’intero sistema-Paese, se non la sua balcanizzazione.

Un vero e proprio progetto eversivo dello spirito e della lettera dell’intera architettura costituzionale, che ne mina i valori fondanti di equità, solidarietà ed uguaglianza, sostituendoli con quelli di egoismo, competizione e discriminazione.

Insomma, la riscrittura delle regole del gioco e del patto sociale sulla base dei principi dogmatici del pensiero unico neo-liberista – tutto il potere ai mercati -, che in Italia si intreccia e complica con una forte torsione razzistica, che affonda le sue radici nel pregiudizio antimeridionale. Torsione razzistica riassumibile nello stereotipo del Sud come “palla al piede” del Paese. E le palle al piede, lo si sa, vanno tagliate.

Cosa fare per contrastare questo progetto eversivo del patto di solidarietà nazionale, l’ha scritto a chiare lettere il costituzionalista emerito della “Federico II” Massimo Villone sulle pagine di “Repubblica-Napoli” di sabato 27 gennaio: ricorso alla Corte Costituzionale; referendum abrogativo; coinvolgimento dell’opinione pubblica con varie iniziative politiche, civili e culturali. In poche parole, mobilitazione totale a favore di un’idea di Paese coeso, equo e solidale vs un’idea di Paese diviso e diseguale. La posta in gioco è di portata storica. Non si può rimanere indifferenti.         

                                                                              



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