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17 Maggio, 2024

L’articolo 3 della Costituzione visto da Sud: dall’emancipazione della persona alla sua discriminazione su base territoriale



Letto dal punto di vista dei venti milioni di cittadini italiani (?) residenti nelle regioni meridionali del “Bel Paese”, l’articolo 3 della Carta costituzionale suona come un vero e proprio sberleffo, se non come un vero e proprio schiaffo in faccia. Questo a causa dell’azzeramento e/o del forte ridimensionamento dei loro più basilari e fondamentali diritti di cittadini-persone, frutto delle scellerate politiche sperequative sedicenti nazionali attuate nel corso degli ultimi decenni dal Partito trasversale del Nord (Pd, Forza Italia, Lega e FdI) , che, alla stregua di un Robin Hood alla rovescia, hanno rubato e tuttora rubano ai poveri per dare ai ricchi.

Se l’articolo 3 non solo prevede l’uguaglianza formale ma anche quella sostanziale, in quanto “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, cosa dovrebbero mai pensare i meridionali dello scippo, documentato, tra gli altri, dalla Ragioneria generale dello Stato e dai Conti pubblici territoriali, loro perpetrato di 60miliardi di euro di spesa pubblica complessiva pro-capite l’anno? L’articolo 3 recita il falso? Vale, tendenzialmente, solo per i cittadini residenti al Nord? Dovrebbero essere riscritto non più in forma prescrittiva, come ben fecero i Padri costituenti che avevano lo sguardo lungo, bensì in forma descrittiva proprio da quelle classi dominanti estrattive, che, all’opposto, hanno uno sguardo corto ed una fame rapace?

Infatti, assumendo il punto di vista dei cittadini italiani di serie B residenti nel Mezzogiorno, l’articolo 3 della Costituzione italiana dovrebbero essere riscritto nel seguente modo: Il fine della Repubblica consta nell’acuire le diseguaglianze, a partire da quella storica tra il Nord e il Sud del Paese, in quanto tutti i cittadino hanno differente dignità sociale e sono diseguali dinanzi alla legge sulla base di distinzioni di genere, di etnia, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di residenza territoriale, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica porre gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, mirano ad impedire il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Ed è proprio la cristallizzazione prima e l’ulteriore accrescimento poi del gap Nord-Sud e di tutte le altre forme di diseguaglianza l’obiettivo finale cui mira il sempre più vampiresco sistema-Nord tramite l’attuazione del regionalismo differenziato. Un progetto eversivo dello spirito e del dettato costituzionale tramite il quale istituire definitivamente la discriminazione territoriale tra cittadini-persone di serie A residenti al Nord e di cittadini-persone di serie B residenti al Sud.

Insomma, la Costituzione rovesciata e non più fondata sul principio di solidarietà, ma su quello diametralmente opposto dell’egoismo dei ricchi. Il tutto, ovviamente, in ossequio alle teorie neo-liberiste della locomotiva e dello sgocciolamento.    



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