“Salari, lavoro povero e emigrazioni giovanili le questioni più urgenti. Pil 2023 +0,7 Italia +0,8 Centro-Nord +0,4 Mezzogiorno. Nel 2024 Nord e Sud allineati, nel 2025 si riapre il divario. Nel prossimo biennio crescita vincolata all’attuazione del Pnrr soprattutto al Sud, comuni in ritardo ma decisivi per attuazione investimenti. Per crescere servono politiche industriali, ridurre il divario di genere e aumentare i laureati”. Questo, in estrema sintesi, il quadro a tinte chiaro-scure tratteggiato dalla Svimez rispetto al gap Nord-Sud.
Se, come evidenziato dalla Svimez, le questioni più urgenti sono i salari, il lavoro povero e l’emigrazione giovanile, nonché l’attivazione di politiche economiche di respiro nazionale per favorire la crescita del Mezzogiorno, allora se ne ricava che il governo Meloni a trazione turbo-padana va nella direzione diametralmente opposta: cancella il reddito di cittadinanza, non istituisce il salario minimo, prosciuga il Fondo perequativo di infrastrutturazione del Sud, perpetua la spesa storica a vantaggio del Nord, “sequestra” i fondi di coesione e sviluppo, alloca le risorse del Pnrr sulla solita e oramai stantia locomotiva-Nord, e per un mero scambio di botteguccia da paese tra FdI e Lega Nord, promuove lo Spacca-Italia in salsa veneto-lombardo-romagnola. FdI, Lega Nord e FI, propugnatori della discriminazione su base territoriale tra fratelli e fratellastri d’Italia, altro che patrioti e sovranisti.