Mentre fervono le trattative per la nascita di un Governo “giallo-rosso”, il “sistema Nord” attacca il Sud “assistito” e “razziatore” e bussa alle porte del M5S e del PD per chiedere loro sia l’attuazione del regionalismo differenziato sia di altri provvedimenti “pro-Settentrione”, in primis, il taglio delle tasse, la semplificazione amministrativa e le infrastrutture.
A titolo esemplificativo, mentre Libero denuncia il “ribaltone contro il Nord” , ossia, quella che presenta come la “secessione di fatto” compiuta dai meridionali per “impadronirsi del Paese”, La Stampa, Il Sole 24 ore e Repubblica con toni più pacati nella forma, ma altrettanto radicali nella sostanza, esprimono lo stesso concetto: il nascente Governo “giallo-rosso” è troppo sbilanciato verso il “Sud assistito” e poco o per nulla attento alle esigenze del “Nord produttivo”, che, innanzitutto, necessita dell’attuazione dell’autonomia regionale differenziata.
Dunque, a conferma di quanto dimostrato in questi mesi dal costituzionalista Massimo Villone sia sulle pagine di Repubblica Napoli che su quelle del Manifesto, i poteri forti di questo Paese fanno sistema ed anche tramite i loro “portavoce”, che urlano, ma non argomentano, che insinuano e propagano le loro tesi senza documentarle, vogliono imporre a tutti i costi una riforma da loro ritenuta strategica per agganciare l’Italia, ma in realtà il solo “grande Nord”, alla locomotiva tedesca.
È in questo clima di radicali rivendicazioni territoriali da parte del Settentrione, giustificate sulla base di un’ideologica ed atavica contrapposizione tra un Nord “virtuoso” ed un Sud “dissipatore”, che bisogna collocare le ultime dichiarazioni rilasciate dai vari esponenti del M5S e del PD.
Dichiarazioni che rispetto all’attuazione del regionalismo differenziato ed al supermanto del dualismo Nord/Sud oscillano tra aperture, chiusure, contraddizioni e silenzi.
Mentre il pentastellato Luigi Di Maio, ancorché associandole alla definizione dei Lep e ad un Piano straordinari di investimenti per il Sud, al sesto punto dell’ipotesi della piattaforma programmatica del prossimo Governo contempla l’attuazione dell’autonomia regionale differenziata richiesta dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna ed addossa la responsabilità della sua mancata attuazione al “tradimento” di Salvini, all’interno dello stesso Movimento, Carla Ruocco, in qualità di Presidente della Commissione Finanza del Senato, sostiene che le attuali richieste di autonomia differenziata non sono attuabili.
Nella sostanza, tra aperture ambigue, quelle di Di Maio, e bocciature senza appello, quelle della Ruocco, sembra che nel M5S ci sia una palese contraddizione tra regionalismo differenziato sì e regionalismo differenziato no.
Invece, se nel PD Nicola Zingaretti tace, “dimenticando” la richiesta di autonomia differenziata avanzata dal Governatore dell’Emilia Romagna, i consiglieri dem della Regione Puglia avvisano il Segretario nazionale: “mai alleati di chi vuole dividere e distruggere l’Italia”. Così come, il responsabile per il Mezzogiorno del PD, Nicola Oddati, dopo avere riconosciuto che per anni il “Nord è stato favorito ai danni del Sud” con conseguenze devastanti per quest’ultimo, presenta come centrale ed equilibrata la richiesta dell’Emilia Romagna.
Dunque, anche nel Pd ed addirittura nelle posizioni di un suo singolo esponente, Oddati, non solo sono riscontrabili “eloquenti” silenzi, Zingaretti, ma posizioni contraddittorie tra il no al regionalismo differenziato ed il sì alla stessa riforma nella sua versione emiliano-romagnola presentata come light. Versione che è bene ricordare fa anche essa leva sulla richiesta del tutto incostituzionale ed infondata del residuo fiscale.
Come di recente ha ribadito l’Osservatorio sul Regionalismo differenziato istituito presso il Dipartimento di Giurisprudenza della Federico II, le tre richieste vanno azzerate in quanto non solo sono del tutto prive di ogni fondamento teorico ed empirico, ma sono anche in totale ed irrimediabile contrasto con il dettato costituzionale sia per questioni di metodo che di merito.
Di contro, invece, si rilanci la centralità della questione meridionale in chiave nazionale ed europea, facendone l’occasione di investimenti, equità e solidarietà di cui beneficerebbe l’intero sistema-Paese.
30/08/2019 – Salvatore Lucchese