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29 Aprile, 2024

Il Presidente della Svimez Adriano Giannola: “Perequazione Nord/Sud subito o pericolo di guerra civile”. Ma in campagna elettorale quasi nessuna ne parla



Sebbene solo in pochi lo sappiano, Adriano Giannola, docente di Economia politica presso la prestigiosa Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Presidente della storica Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), fondata il 2 dicembre 1946, è uno degli eroi civili di un Paese, l’Italia, che, a Costituzione rovesciata, da almeno due decenni non si concepisce più come un Paese unito, indivisibile, coeso e solidale.

Infatti, insieme, tra gli altri, al costituzionalista emerito della “Federico II” Massimo Villone, al giornalista del Mattino Marco Esposito, al docente di Economia dell’Università di Bari Gianfranco Viesti e al suo collega dell’Università di Palermo Pietro Massimo Busetta, Giannola è stato uno dei protagonisti assoluti di quell’“azione di rara efficacia” con cui, momentaneamente, è stata  bloccata l’attuazione del regionalismo differenziato, meglio conosciuto come la “secessione dei ricchi” promossa dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna a discapito della “palla al piede” Sud.

Ora, nel contesto della “Grande depressione economica da pandemia“, dall’alto della sua autorevolezza scientifica, culturale e civile, Giannola lancia l’allarme contro il perpetuarsi delle politiche sperequative ed estrattive attuate nel corso dell’ultimo ventennio ai danni del Sud Italia, e lo fa senza mezzi termini parlando di pericolo di “guerra civile”.

Nell’intervenire in modo illuminante sulla recente querelle estiva relativa alle voci di spesa pubblica da prendere in considerazione o meno per calcolare gli “scippi di Stato” subiti dal Sud – il “macigno di pensioni e cassa integrazione” –, il Presidente della Svimez ha osservato: “Più che offrire ramoscelli di ulivo sui numeri, il problema è oggi di fermare la bomba ad orologeria innescata da quella ‘operazione verità’, compito affidato all’impegno parlamentare e di governo che dovrebbero preoccuparsi oggi di definire una linea sul terreno minato dalle macroscopiche carenze perequative emerse. A fronte di numeri, che possono esprimere sempre punti di vista differenti ma non possono mettere in discussione l’oggettività dei fatti documentati dall’operazione verità, è più che evidente il rischio di un conflitto reso più lacerante nel post pandemia. Davvero provvidenziale perciò è la battaglia vinta a Bruxelles all’alba del 20 luglio ma ciò non esclude il pericolo di una ‘guerra civile’ se alla resipiscenza dell’Europa non accompagna la saggezza italiana”. (il Quotidiano del Sud, 28 luglio 2020)

In altri termini, secondo Giannola, entro il sempre più drammatico contesto di crisi economica e sociale a livello nazionale e globale, o, coerentemente a quanto emerso grazie all’operazione verità sulla ripartizione della spesa pubblica allargata, lo Stato italiano avvia delle incisive e definitive politiche di riequilibrio e perequazione a livello territoriale, o la presa di coscienza delle risorse pubbliche indebitamente sottratte al Sud e dei corrispettivi diritti azzerati o limitati ai 21 milioni di cittadini meridionali rischia di potere degenerare in una “guerra civile” più o meno “strisciante”. (Il Quotidiano del Sud, 12 agosto 2020)

L’oggetto dello scontro è e sarà sempre di più l’alternativa tra un Paese di diseguali, figli e figliastri, o di eguali, fratelli d’Italia, finalmente, tra un’Italia duale, iniqua ed asimmetrica, con il tentativo di istituzionalizzare definitivamente la funzione del Sud come “colonia estrattiva interna”, e un’Italia solidale, coesa ed unificata sul piano sociale, economico e civile. L’esito ultimo potrebbe essere anche quello della frammentazione dell’intero sistema Paese.

Nel frattempo, nonostante le sollecitazione di autorevoli osservatori ed opinionisti, in primis, il già citato costituzionalista Massimo Villone (la Repubblica – Napoli, 17 giugno 2020 e 3 agosto 2020), e tranne poche ed isolate voci che sembrano predicare nel deserto delle loro stesse organizzazioni politiche, in occasione dell’attuale campagna elettorale, da destra a sinistra e da sinistra a destra, dalle maggioranze amministrative alle opposizioni istituzionali ed extraistituzionali, di tutto si confabula, si parla e si straparla, dagli accordi clientelari ai massimi sistemi rivendicativi e rivoluzionari, tranne delle disparità territoriali e degli scippi di Stato, tranne di come disinnescare la “bomba ad orologeria innescata dall’operazione verità”. Mala tempora currunt?

13/08/2020 – Salvatore Lucchese

 



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