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28 Aprile, 2024

Federalismo predatorio e questione meridionale: dal Sud e per il Sud prende corpo la risposta politica, tra sinistra sociale, radicale e Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale



Dopo la mobilitazione contro la proposta di regionalismo differenziato avanzata dal Governo giallo-verde ed inabissatasi nella crisi ferragostana del Papeete Beach, nel corso delle ultime settimane il fronte dell’opposizione al federalismo competitivo, discriminatorio e predatorio si è ulteriormente rafforzato ed ha acquisito, seppure in modo variegato, una connotazione politica sempre più chiara, netta e decisa.

Dalla fronda interna verso le “sbandate” “secessioniste” dell’attuale Governo giallo-rosso, alle operazioni trasformiste calate dall’alto, quale quella del Movimento dei Sudisti di Gianfranco Rotondi. Dal rinnovato interesse per la questione meridionale da parte della sinistra radicale – Partito del Sud e Rifondazione comunista – alla nascita di nuovi soggetti politici, quali, il Movimento 24 Agosto, per l’Equità Territoriale e, in Sicilia, il Partito meridionalista di orientamento indipendentista, passando per l’iniziativa referendaria sulla Macroregione promossa da Stefano Caldoro e Gaetano Quagliariello.

Durante i mesi del Governo giallo-verde, la connotazione della mobilitazione è stata soprattutto di tipo culturale, civile e sindacale e solo di riflesso di tipo politico. Infatti, per amore della verità storica, occorre ricordare che, dopo la sua “abolizione” giuridico-politica e storico-culturale, la definitiva “cancellazione” del Mezzogiorno dalla carta dello sviluppo economico e dei diritti sociali e civili di questo Paese sarebbe passata nel silenzio complice di tutte le forze politiche, economiche e sindacali se non fosse stato per l’allarme lanciato da un iniziale sparuto gruppo di intellettuali ed accademici, quali, tra gli altri, i costituzionalisti Massimo Villone e Giuseppe Tesauro, i giornalisti Marco Esposito, Pino Aprile e Roberto Napoletano, gli economisti Gianfranco Viesti, Pietro Massimo Busetta Adriano Giannola e Luca Bianchi, questi ultimi due della Svimez, il filosofo Eugenio Mazzarella, l’accademico federiciano Giuliano Laccetti e gli storici Isaia Sales e Piero Bevilacqua, ai quali, successivamente si sono affiancati l’Alleanza degli Istituti Meridionalisti e l’intero Ateneo della “Federico II” di Napoli tramite l’istituzione dell’Osservatorio permanente sul regionalismo differenziato, coordinato dal costituzionalista Sandro Staiano.

Nei mesi clou della mobilitazione contro il “colpo di Stato dei ricchi”, i suddetti intellettuali e studiosi sono stati supportati ed affiancati nella loro coraggiosa opera di denuncia, critica e pedagogia civile da quotidiani nazionali e locali, Il Mattino, il Manifesto, Repubblica Napoli, Il Corriere del Mezzogiorno, Il Quotidiano del Sud, il Vesuviano News, reti di attivisti della sinistra sociale, Il Sud Conta, formazioni politiche meridionaliste, quale, MO! Unione Mediterranea, da un numero sempre più crescente di comitati civici, in primis, il Comitato “G. Salvemini”, e subito dopo da comitati di orientamento radicale ed antiliberista, quali quelli di scopo “No Autonomia Differenziata”.

Allo stesso tempo, a partire dal Comune di Cinquefrondi (RC), prendeva pure corpo la mobilitazione giuridico-amministrativa di settanta Comuni meridionali contro la mancata perequazione integrale del Fondo di solidarietà comunale, così come a livello nazionale non solo si acuivano le contraddizioni tra il M5S e la Lega (Nord) sull’attuazione o meno del regionalismo differenziato, ma esponenti, per lo più meridionali, di tutte le principali forze politiche nazionali, da Forza Italia al Pd, passando per Leu, compulsati dall’“operazione verità” condotta dal Quotidiano del Sud, prendevano posizione contro il disegno “eversivo” di asservire definitivamente la parte del Paese considerata “corrotta”, “sprecona” ed “incivile”, il Sud, alla parte considerata “virtuosa”, “efficiente” e “civile”, il Nord.

Nel frattempo, alla mobilitazione culturale, civile ed amministrativa si affiancava anche quella sindacale, culminata il 22 giugno 2019 nella manifestazione nazionale in favore del Mezzogiorno, proclamata dai Sindacati confederali e svoltasi il 22 giugno 2019 a Reggio Calabria, città simbolo del “Sud dimenticato”.

Poi la crisi ferragostana, determinata proprio dalla mancata sigla delle Intese delle tre Regioni “eversive”, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, con la conseguente nascita del Governo della “discontinuità” e del “cambiamento” Conte bis, che, tra i suoi ministri, annovera il dem Francesco Boccia, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, e il ricercatore della Svimez Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la coesione territoriale.

Pericolo scampato? Azzeramento delle Intese “eversive”? Assolutamente no! Le ambiguità e le contraddizioni del precedente Governo si ripresentano puntualmente anche nell’attuale compagine governativa, sin dal suo Programma, per venire definitivamente a galla con la bozza di disegno legge sull’attuazione del regionalismo differenziato proposta da Boccia, che, dopo avere riconosciuto nelle opportune sedi istituzionali lo “scippo di Stato” di circa 60 miliardi di euro annui subito dal Sud, e dopo avere promesso di attuare la “rivoluzione copernicana”, prima i Lep e la perequazione e poi la firma delle Intese, di fatto, come hanno osservato eminenti costituzionalisti, quali, Villone e Lucarelli, ha proposto una “controrivoluzione tolemaica”, prima la sperequazione, la firma delle Intese “eversive” e poi a “frittata fatta” una possibilità di perequazione e riequilibrio oramai nulla.

È in questo nuovo contesto di speranze e frustrazioni, di promesse di riequilibrio e reiterazione di meccanismi sperequativi tra Nord e Sud, che, come si è osservato all’inizio, il rinnovato interesse per la “nuova questione meridionale” non solo continua a tradursi nella mobilitazione culturale e civile, ma inizia pure ad assumere una connotazione politica sempre più marcata e decisa.

In collaborazione con LEFT e transorm.Italia!, il Partito del Sud e Rifondazione comunista hanno lanciato il laboratorio permanente ed itinerante “La riscossa del Sud”, non solo per mobilitarsi apertamente “contro ogni ipotesi di autonomia regionale differenziata”, ma, facendo leva sulle vecchie e nuove contraddizioni della società capitalista, anche per porre con sempre maggiore forza, chiarezza e decisione l’accento sulla storica questione meridionale, per riscattare il Sud dalla sua condizione di “colonia”, di “solo mercato di sfruttamento e consumo” (LEFT, 15/21 novembre 2019).

Dal suo canto, Pino Aprile, sin dall’Assemblea fondativa della Grancia, ha eretto a bandiera di battaglia della neocostituita organizzazione politica l’equità economica, sociale, civile per l’intero Paese, a partire dalla risoluzione dello storico dualismo Nord/Sud.

“La stella polare del Movimento – recita lo Statuto – è l’Equità, intesa non solo come effettiva uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, ma quale compito prioritario dello Stato, delle istituzioni e dell’intera comunità, secondo quanto detta la Costituzione, perché si realizzino le condizioni morali e materiali per offrire a tutti, uomini e donne, ovunque vivano, le stesse opportunità di sviluppare le proprie doti. […] L’Equità è un valore universale e la condizione di minorità di diritti e possibilità degli abitanti del Mezzogiorno d’Italia costituisce il più ampio e duraturo divario al mondo fra aree di uno stesso Paese, frutto di una iniqua politica ultrasecolare che ha distribuito in modo squilibrato le risorse comuni. Ma questo non vuol dire che il Movimento sia territoriale: il principio vale per qualsiasi area e popolazione penalizzata rispetto ad altre”.

Insomma, da Sud, per il Sud sembra che stia prendendo corpo un variegato movimento culturale, civile e politico che in occasione delle prossime tornate elettorali non solo potrebbe fare sentire la sua voce in favore della giustizia sociale e dell’equità territoriale, ma potrebbe contribuire anche a modificare l’assetto complessivo del sistema partitico a livello nazionale.

19/11/2019 – Salvatore Lucchese



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