La revisione del Pnrr svantaggia ulteriormente il Sud, il ddl Calderoli avanza e nessuno, o quasi, sembra dare la giusta importanza in termini di impegno, costanza, coerenza e capillarità alla lotta epocale e strategica contro il tentativo, compiuto in nome della teoria neo-liberista della “locomotiva” e dello “sgocciolamento”, di istituzionalizzare definitivamente la condizione del Sud come colonia estrattiva interna di un sistema-Nord miope e bulimico.
Lotta epocale e strategica, in quanto, se dovesse essere attuato, il regionalismo differenziato non solo cristallizzerebbe le diseguaglianze sociali e territoriali presenti nel nostro Paese, ma lo frantumerebbe anche, avviandolo verso la definitiva “balcanizzazione”.
Tra le forze politiche che hanno profuso e continuano a profondere il loro impegno in modo continuo, costante e rigoroso, non solo contro l’autonomia differenziata, figlia della questione settentrionale, ma soprattutto a favore della definitiva soluzione della questione meridionale, bisogna annoverare il Partito del Sud, che, tramite il suo Segretario nazionale Natale Cuccurese, denuncia: “Buio Fitto per il Mezzogiorno con la revisione del PNRR, portando a 6 miliardi i crediti di imposta automatici (prevalentemente per le imprese più forti del Nord) e tagliando gli investimenti dei comuni (molti al Sud) Fitto e il governo danno una forte spinta all’aumento dei divari territoriali in Italia”.
“Per i bambini del Sud – continua Cuccurese – niente asili, per questo governo non ne hanno diritto. Lo stesso capita per ferrovie e strade che vedono il Sud da sempre carente in infrastrutture. Non parliamo poi degli ospedali e del comparto sanitario. Mentre Fitto dopo aver istituito solo due mesi fa la Zes unica nel Mezzogiorno ora, prontamente, taglia gli investimenti nelle Zes”.
“Gli obiettivi modificati – precisa Cuccurese – sono ben 145, mentre escono dal Pnrr 5 miliardi di piccole opere dei comuni (il 57% sotto 100 mila euro), difficili da realizzare nei tempi, un miliardo di opere sulla viabilità che sarebbero state valutate inammissibili, alcune per il dissesto. Le misure che spariscono dal Piano originario sono 23, alcune delle quali riproposte in modo diverso su altri capitoli”.
“Stop dunque – conclude il Presidente del Partito del Sud – al rafforzamento del Superbonus, delle linee ferroviarie regionali, al piano asili nido, ad ospedali e case di comunità sanitarie, telemedicina, agli investimenti nelle Zes”.