Abbagliati dalle rassicurazione del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, il dem Giuseppe Provenzano, sembra proprio che in pochi, pochissimi, si siano accorti che il tentativo di scaricare i costi della Grande depressione globale da coronavirus sui 21 milioni di abitanti del Sud Italia non sia soltanto una semplice ipotesi al vaglio dei ministeri economici del Governo Conte bis, bensì sia un processo già in atto, che trova un sua prima ratifica ufficiale nel DEF 2020 approvato di recente dal Parlamento.
La prima forza politica a lanciare l’allarme è stato il Partito della Rifondazione comunista (PRC) tramite il documento “Il riscatto del Sud, una battaglia politica fondamentale per Rifondazione comunista”, approvato dalla Direzione nazionale il 6 maggio 2020 e reso pubblico il 10 maggio.
“Questo DEF – recita il documento – non solo ripropone la logica nefasta delle dismissioni della presenza pubblica in economia, logica che ha segnato il fallimentare modello di sviluppo economico degli ultimi decenni, ma infligge un ulteriore, gravissimo colpo al Sud”.
Due le criticità presenti nel DEF rilevate dal PRC: 1. La possibilità di aggirare il vincolo dell’80% di destinazione delle risorse strutturali europee a favore delle regioni meridionali; 2. La mancata specificazione delle risorse nazionali da destinare al Sud per una percentuale di investimenti che non sia inferiore al 34% del totale della spesa pubblica nazionale.
Che fare? Ci sono ancora dei margini di manovra per scongiurare l’attuazione delle ennesime politiche di spoliazione del Sud? Che tempi ci sono hanno per eventuali interventi?
Il PRC ritiene che si possa intervenire entro e non oltre settembre 2020, quando sarà possibile apportare modifiche ed integrazioni ai due punti critici in occasione dell’approvazione della “Nota di aggiornamento al DEF”.
11/05/2020 – Salvatore Lucchese
