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2 Maggio, 2024

Lettera di ringraziamento di un educatore ai suoi allievi: “Ciascuno cresce solo se sognato”



Ciascuno cresce solo se sognato

Danilo Dolci

Miei carissimi Allievi delle classi IIIBg, IVBg e VBg dell’ITI “Medi” di San Giorgio a Cremano, oramai sono trascorsi almeno tre anni da quando ho la responsabilità, l’onore ed il piacere di essere tra gli insegnanti e gli educatori che Vi accompagnano nel “viaggio” del mondo della scuola superiore. “Viaggio” che coincide con gli anni più belli, ma anche più delicati e problematici, della vostra vita.

Sono stati anni di relazione e di cura educativa così intensi al punto tale che, come ben sapete, mi hanno indotto e mi inducono ancora oggi a considerare tutti Voi come mie “figli spirituali”.

Vi scrivo questa lettera perché penso che da parte mia sia giunto il momento di chiarire in modo ancora più esplicito il senso del mio essere docente e, soprattutto, il senso del mio essere educatore.

Alla stregua di un reagente chimico utilizzato per gli esperimenti di laboratorio, l’emergenza coronavirus sta evidenziando, svelando e mettendo al nudo sulla pelle e sulle vite di noi tutti i limiti di un modello di società e di sviluppo basato sulla produzione senza sosta, sui consumi illimitati, sui tagli allo Stato sociale, in primis, alla sanità, alla scuola ed alla ricerca, sull’apparire, sulle sperequazioni, sull’individualismo e su una competizione così sfrenata degli uni contro gli altri che giunge ad assumere la forma di vera e propria guerra tra Stati, di conflitti sociali, ricchi contro poveri, di genere, uomini contro donne, ed etnico-territoriale, settentrionali contro meridionali.

Sapete bene, invece, che i valori sui quali mi sono sforzato di fondare nel corso di questi anni la nostra relazione di cura educativa sono diametralmente opposti a quelli oggi dominanti: inclusione, ascolto, solidarietà, cooperazione, spirito di squadra, aiuto reciproco ed autonomia.

Per dirla con uno slogan capovolto, per il sottoscritto, non conta primeggiare o vincere a tutti i costi e ad ogni costo, ma conta partecipare, non conta tanto la meta, ma il viaggio, non conta il prodotto, quanto il processo, ossia la capacità di riflettere collegare, interrogarsi, dialogare e confrontarsi e trovare delle ipotesi di risposte ai problemi.

Insomma, nel corso di questi anni ho provato a costruire insieme a Voi una comunità educante a livello di gruppo classe tramite i lavori di coppia, di gruppo, i circle time, i consigli cooperativi e le nostre famose pizze, per fare di Voi, di tutti Voi, ragazzi e ragazze sempre più motivati, orientati, autonomi e responsabili.

Ora quello che abbiamo seminato insieme negli anni precedenti lo stiamo raccogliendo anche nel bel mezzo di una guerra sanitaria globale, la pandemia coronavirus, e di quella che si configura sempre più come un’economia di guerra con il suo portato di conflitti sociali, politici e culturali.

Lo stiamo raccogliendo perché tutti noi, tra alti e bassi, tra slanci e ripiegamenti, tra tentativi ed errori, progressi e regressi, chi più e chi meno, stiamo mostrando un adeguato senso di responsabilità e di consapevolezza rispetto alla gravità della situazione.

Lo stiamo raccogliendo perché tendenzialmente ci mostriamo uniti, ci ascoltiamo e ci aiutiamo a vicenda, non solo per quanto concerne le materie di studio, ma, soprattutto, per quanto riguarda le enormi difficoltà ed i problemi sempre più complessi che la vita ci ha messo dinanzi, interrompendo, così, il corso regolare dei nostri cammini individuali e del nostro “viaggio” scolastico in comune.

I percorsi “rettilinei” delle nostre esistenze sono stati frenati, interrotti ed in alcuni casi spezzati: non si possono vedere e frequentare gli amici, le amiche, i fidanzati e le fidanzate, non si può uscire, andare al cinema, in pizzeria, né tanto meno si può andare a ballare. In poche parole non si può più vivere appieno e questo costa sacrifici e genera sofferenza in tutti Noi, ma soprattutto provoca dolore, frustrazione, noia e delusione a Voi, che siete i boccioli del giardino dell’esistenza umana.

Nulla è e nulla sarà come prima sia per la storia del mondo sia per le nostre storie individuali. Ora, per quanto ci riguarda, il proseguo “virtuale” della nostra relazione educativa sarà sempre più incentrato sulla comunicazione come “sostegno alla vita”, ossia sulla dimensione della cura affettiva, emotiva e cognitiva. Non uno di Noi deve essere lasciato solo. Non uno di Noi deve rimanere indietro, ma tutti insieme dovremo proseguire il nostro “viaggio” per raggiungere sani e salvi alla meta, che, se nell’immediato, si configura come successo scolastico, l’agognata promozione, ancora più in profondità si configura nei termini del coraggio e nella consapevolezza di vivere con e per agli altri.

Infatti, la “notte più nera” della Repubblica democratica italiana non ci deve spaventare: “Quando arriva la sera – recita un proverbio albanese – non maledire il buio, ma accendi la candela”. Dobbiamo coltivare il “principio speranza” e come Dante, guidato dal suo Virgilio, riusciremo a riemergere dalle tenebre per “riveder le stelle”.

Dunque, proprio come oggi ci ha ricordato la Preside Annunziata Muto, l’emergenza coronavirus, la “notte più nera”, rappresenta per tutti Noi un’occasione di riflessione, di crescita e di cambiamento individuale e collettivo, affinché la solidarietà e la cooperazione vincano sull’egoismo e sulla competizione, che, ad oggi, ci hanno condotti tutti sull’orlo del baratro.

Come ha scritto un grande poeta ed educatore italiano, Danilo Dolci, “Ciascuno cresce solo se sognato”. Ed io Vi ho sempre sognato come uomini e donne autonomi, liberi e responsabili, come uomini e donne “capaci di comportarsi davanti a qualunque questione, non come pappagalli dotti”, ma come uomini e donne, “ignoranti sì, ma capaci di osservare, capire, rettamente volere, energicamente operare”.

Per Voi è giunto il momento di diventarlo. In realtà, già lo siete! Grazie per avere dato e continuare a dare un senso profondo al mio essere insegnante, al mio essere educatore, al mio essere uomo.

Con immenso affetto ed infinita gratitudine,

Prof. Salvatore Lucchese

 

 



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