Oramai è assodato: il Sud d’Italia è diventato l’eterno destinatario di false promesse retoriche declinate sempre al futuro – faremo, investiremo, – a fronte, invece, dei continui, reiterati e sistematici scippi di Stato, che, dal 2001 al 2017, secondo i calcoli dell’Eurispes, hanno sottratto la ‘modica’ cifra di 840 miliardi di euro netti di spesa pubblica allargata ai 21 milioni di cittadini Italiani residenti nel Mezzogiorno.
La qualcosa, come hanno mostrato anche i rapporti annuali della Svimez e le “operazioni verità” condotte dal Quotidiano del Sud, ha acuito ulteriormente lo storico divario tra le due Italie in termini infrastrutturali, economici, sociali, civili e culturali.
Nonostante le denunce avanzate da parte di alcuni esponenti di rilievo del Governo Conte bis dei furti di Stato perpetrati in passato ai danni del Meridione, e la qualcosa è un’aggravante e non una scusante, lo stesso schema, promesse declinate al futuro e scippi coniugati al presente, è adottato proprio dal Governo del “cambiamento”, che, visto da Sud, ha aggiunto soltanto un po’ di retorica meridionalista in più rispetto alle logiche colonialiste di tipo estrattivo, che hanno caratterizzato le politiche economiche, sociali e fiscali adottate dallo Stato italiano dopo la chiusura della Cassa del Mezzogiorno (1984) e dopo la cancellazione della “questione meridionale” dal dettato costituzionale (2001), a fronte, invece, del pieno, totale ed incodizionato riconoscimento della cosiddetta “questione settentrionale”.
Infatti, presentato dal dem Giuseppe Provenzano poco prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, Il Piano Sud 2030 promette di investire per il prossimo decennio nelle regioni meridionali 123 miliardi di euro. Promette, perché, nel frattempo, il Mezzogiorno, grazie al “piede di porco” della spesa storica, continua ad essere razziato di circa 60 miliardi di euro di spesa pubblica allargata anche per l’anno corrente.
Dunque, sempre che la promessa dovesse essere mantenuta, e dati i precedenti c’è poco da essere fiduciosi, a parità dei meccanismi di rapina fiscale adottati nell’ultimo ventennio ai danni del Meridione, a partire dal 2021 e fino al 2030 il Sud invece di essere rapinato di 60 miliardi lo sarebbe soltanto, si fa per dire, di 47,7 miliardi l’anno.
Inoltre, a fronte della promessa di investimenti per il Sud al di là da venire, promessa ribadita da Provenzano poche settimane fa (Left, 22 maggio 2020), gli interventi varati dal Governo per fronteggiare gli effetti sociali ed economici dell’emergenza coronavirus contemplano anche altri scippi già in atto ai danni del Sud.
Infatti, il circa 6% delle risorse ad oggi erogate dei famosi 400 miliardi di euro previsti dal Decreto aprile o Decreto liquidità, ribattezzato da Roberto Napoletano del Quotidiano del Sud “Decreto illiquidità”, a livello territoriale sono state ripartite per il 93% al Centro-Nord e soltanto per un misero 7% al Sud (Il Quotidiano del Sud, 6 maggio 2020).
Ma gli scippi e le sperequazioni non si fermano qui, in quanto i 55 miliardi di euro del Decreto rilancio saranno ripartiti sulla base di criteri, reddito prodotto ed occupati, che allocheranno 42 miliardi al Centro-Nord e solo 13 miliardi al Sud, che, in questo modo, rispetto al 34% della popolazione che vi risiede, verrà scippato di altri 6 miliardi (Il Quotidiano del Sud, 21 maggio 2020).
Come se non bastasse, lo stesso Decreto rilancio e il Def 2020 contemplano, il primo, lo scippo di circa 10 miliardi di euro dei fondi strutturali europei da drenare da Sud a Nord con la scusa dell’emergenza sanitaria, e il secondo l’abrogazione, di fatto, della legge del 34% degli investimenti pubblici al Mezzogiorno (VesuvianoNews, 22 maggio 2020).
Insomma, nonostante le dichiarazioni rassicuranti del Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, bollato dall’economista Pietro Busetta come “uomo del PD” (VesuvianoNews, 8 giugno 2020), dati e documenti alla mano, lo spartito da suonare per il Sud è sempre lo stesso, “Prumess mancat” e continui razzie di Stato, proprio nel momento in cui, a seguito dei contraccolpi dell’emergenza Covid-19, il Sud perderà il 18,6% del suo Pil rispetto al 2007 (Svimez, Il Quotidiano del Sud, 16 maggio 2020).
16/06/2020 – Salvatore Lucchese