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2 Maggio, 2024

Governo Draghi e questione meridionale. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare degli ennesimi scippi e raggiri di Stato



Se in politica è sempre buona norma distinguere tra parole e fatti criticamente accertati, tra propaganda, retorica, ideologia ed azioni concrete, tra marketing e reale qualità del “prodotto” venduto o da vendere sul mercato politico-elettorale, tale distinzione diviene addirittura ineludibile quando il tema del dibattito pubblico è rappresentato dalla questione meridionale, dato che dopo 160 anni di storia, tra alti e bassi, tra fasi di divergenza, tante, e fasi di convergenza, poche, alle parole, alle tante promesse, ai tantissimi faremo, quasi mai sono seguiti i fatti.

Questo sembra essere anche il caso del cosiddetto Governo dei “migliori” presieduto da “San” Mario Draghi da Roma. Governo che non perde un’occasione per dichiarare pubblicamente che, ad esempio, la “questione meridionale è una questione di rilevanza sia nazionale che europea”, che “l’Italia cresce se il Mezzogiorno cresce”, che bisogna “superare disparità che condannano milioni di cittadini del Sud a servizi pubblici inadeguati e minori possibilità di crescita”.

Date queste premesse, di per sé ampiamente condivisibili sulla base della loro coerenza rispetto a rapporti sociali ed economici stilati da organi contabili dello Stato e da centri di ricerca nazionali ed internazionali, ci si aspetterebbe che le azioni del Governo Draghi vadano nella direzione del superamento dello storico dualismo tra le due Italie.

Ebbene, data la composizione nord-centrica dell’attuale compagine governativa, le sue azioni vanno nella direzione diametralmente opposta: acuire il divario sociale, economico, culturale e civile tra le due Italie in ossequio al dogma etno-liberista della “locomotiva” Nord.

Infatti, se si riconosce che la “questione meridionale è una questione nazionale ed europea”, perché, da calcoli fatti dall’economista Gianfranco Viesti, destinare l’84% dei 191,5 miliardi di euro del Pnrr al Centro-Nord ed uno striminzito 16% al Sud? Un 16% spacciato per 40%, che già di per sé, parametri di ripartizione UE alla mano, determinerebbe uno scippo di circa 48 miliardi?

Perché, da un lato, si riconosce la disparità di trattamento tra Nord e Sud e dall’altro, mettendosi a braccetto con il Governo Conte bis, si assegnano, come ha dimostrato Marco Esposito, i finanziamenti per gli assistenti sociali ai Comuni che già ne hanno e si negano ai Comuni che non ne hanno o ne hanno pochissimi?  

Perché se si riconosce che il Mezzogiorno è oggetto di politiche sperequative, all’opposto di quanto riconosciuto ed ancora in tutta continuità con quanto deciso dal Governo Conte bis si destina, come ha denunciato ancora una volta Marco Esposito, buona parte della prima tranche del Pnrr previsti per gli asili nido e le scuole dell’infanzia (700 milioni di euro) a città ricche del Nord, come Milano e Torino, togliendoli ai bimbi delle scuole meridionali di Agrigento, Tropea, Casal di Principe e Venafro? Il tutto grazie all’ignobile trucchetto di fare gareggiare nella stessa competizione sia gli “atleti normodotati”, i Comuni ricchi del Nord, che quelli “diversabili”, i Comuni svantaggiati del Sud? Una vergogna civile che rasenta il bullismo di Stato nei confronti dei cittadini meridionali: prima vi azzoppo e poi vi faccio gareggiare coi Comuni forti accusandovi di non essere capaci.

Perché sostenere che per crescere il Mezzogiorno deve avere infrastrutture adeguate come banda larga ultra veloce, grandi porti, grande logistica, quando poi alla prima occasione escludere tutti i porti del Sud dai finanziamenti per le innovazioni logistiche ed energetiche? 

Evidentemente perché si mira a buttare il fumo negli occhi dei cittadini meridionali per “narcotizzarne” l’eventuale dissenso. Tanto poi ci sono le classi dominanti estrattive locali sempre pronte a vendersi per un “piatto di lenticchie”. Ancora una volta nella storia di questo Paese quando si tratta della questione meridionale tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Il mare degli ennesimi scippi e raggiri di Stato.          

  

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