Nell’Italia “divisa e diseguale”, in cui la suddivisione dei “pani” e dei “pesci” tra i “fratelli” settentrionali ed i “fratellastri” meridionali avviene a Costituzione rovesciata, sottraendo soldi e servizi ai poveri per darli ai ricchi, l’epidemia di coronavirus in corso ha fatto sì che si evidenziassero ulteriormente le sperequazioni tra le “due Italie” anche in ambito sanitario.
Mentre, l’“alfiere” del regionalismo differenziato, il dem Francesco Boccia, dopo avere denunciato in estate lo “scippo di Stato” subito dal Sud di circa 60 miliardi di euro di spesa pubblica allargata l’anno, ora si dà da fare per portare a compimento il progetto di istituzionalizzazione di un “Grande Nord, gli attuali numeri dei posti letto ospedalieri evidenziano anche in ambito sanitario la “vergogna civile” delle “due Italie”: 8 al Nord e 2 al Sud ogni 1000 abitanti.
Su questo tema, dal suo profilo facebook personale, è intervenuto Ciro Esposito, coordinatore dell’area scuola e sanità del Comitato meridionalista “G. Salvemini”.
“Il definanziamento della sanità meridionale – ha evidenziato Esposito – ha arricchito quella lombardo-veneta-emiliano-romagnola, perché quando un meridionale si reca al Nord per ricoverarsi, la Regione di provenienza trasferisce a quella di destinazione i costi della degenza e della cura. Ora bisogna incrociare la dita, perché un’estensione del contagio al Sud, anche se di proporzioni inferiori a quella in corso in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, porterebbe al collasso delle strutture sanitarie meridionali, con un relativo aumento della mortalità”.
07/03/2020 – Salvatore Lucchese