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30 Aprile, 2024

La “secessione dei ricchi” tra il Partito trasversale del Nord e l’esigenza di un’autonoma forza politica meridionalista.



Dal quadro politico tracciato nelle sue linee essenziali nell’articolo precedente, emerge la totale mancanza di rappresentanza politico-culturale dei bisogni, delle istanze e dei diritti dei cittadini meridionali, che, prima a seguito della firma della Pre-Intesa tra il Governo Gentiloni e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (2018) e poi della recente proposta di firma definitiva dell’Intesa, si sono trovati del tutto privi di uno scudo di protezione rispetto alla radicalità dell’attacco che, attraverso la “secessione dei ricchi”, mediante un “colpo di Stato” dissimulato nei confronti dei poteri e delle risorse finanziarie dello Stato centrale, mira a ratificare e ad accentuare ulteriormente il dualismo Nord/Sud con la definizione di un paradigma di cittadinanza asimmetrica, sulla cui base i cittadini del più ricco Settentrione fruirebbero di servizi maggiori e migliori rispetto ai cittadini del più povero Meridione: il salario aggiunto che consente alle classi borghesi settentrionali di ottenere il consenso delle locali classi lavoratrici, spezzandone, così, l’unità a livello nazionale.

Tuttavia, proprio nel momento in cui ci si è trovati a pochi passi dal baratro, la tempestiva e rigorosa opera di analisi, documentazione, informazione e controinformazione promossa da meridionalisti liberal-democratici – Marco Esposito del Mattino, Gianfranco Viesti dell’Università di Bari, ed Adriano Giannola dello Svimez – ha favorito una diffusa mobilitazione culturale da parte di docenti universitari e di esponenti dei ceti intellettuali medi, che, insieme ad istituti di ricerca e di alta formazione, gruppi, associazioni e comitati neomeridionalisti, hanno favorito la crescente presa di consapevolezza della gravità e della radicalità dell’attacco, condotto dal “cuore di tenebra” padano-leghista ed in parte pentastellato – il settentrionalismo di Casaleggio – alla coesione sociale e territoriale dell’Italia, secondo logiche, allo stesso tempo, classiste e razziste.

A sua volta, il dibattito pubblico ha indotto vari settori delle classi dirigenti meridionali – parlamentari pentastellati e non solo, Regione Calabria, Regione Campania, Comune di Napoli e Comune di Cinquefrondi in Calabria –, così come settori sempre più estesi ed articolati delle forze sociali anche a livello nazionale – dall’Unione industriali di Napoli a Confindustria Campania, dalla FLC alla CGIL, dalla CISL allo SNALS, passando per le concrete iniziative di mobilitazione dell’UNICOBAS, dell’ANIEF e degli altri Sindacati di base – a prendere decisamente posizione contro.

È all’interno di questo contesto di mobilitazione civile, culturale, politica e sociale che si pone l’iniziativa di costituzione di un Comitato vesuviano meridionalista, che, intitolato a “Gaetano Salvemini”, coerentemente sia alla sua lezione pedagogico-etico-politica, tesa al riscatto del Mezzogiorno mediante l’autonoma emancipazione politico-culturale delle sue classi popolari e lavoratrici, sia ai valori di equità, solidarietà, uguaglianza, coesione sociale e territoriale, fissati dalla Carta costituzionale, attraverso iniziative di carattere culturale – documentazione, studio, ricerca, auto-formazione e formazione, cineforum, concerti, seminari, tavole rotonde, convegni, dibattiti, presentazione testi –, sociale – escursioni territoriali, cene di solidarietà, attività sportive –, politico – progettazioni, proposte di delibere, proposte di legge –, promuova la consapevolezza critica sia delle nostre radici storico-culturali sia delle dinamiche socio-economiche e politico-culturali che sono alla base della “questione meridionale”, al fine di favorirne il superamento.



Consapevole del drammatico vuoto di rappresentanza politico-culturale che nella dialettica Nord/Sud caratterizza il Meridione, a fronte di una sovra-rappresentazione del Settentrione, il Comitato intende entrare in relazione con tutte quelle forze individuali, associate ed organizzate che operano nella direzione della costruzione di un’autonoma forza politica meridionalista di orientamento antifascista, antirazzista, antiliberista, ecologista, laico, democratico e radicale, di un’autonoma forza meridionalista, che promuova adeguate forme di rappresentanza ed auto-rappresentanza delle istanze sociali dei territori meridionali, al fine di promuoverne la piena e totale economico, civile e culturale.

Ed ora nessun cedimento rispetto alle miopi logiche partitocratiche di spartizione e lottizzazione di cariche. Contrariamente alla distorsione ed alla perversione di quella che fu la genuina dimensione pedagogico-politico-civile dell’egemonia gramsciana, non ci sono ruoli da ricoprire e/o da ostentare. Non ci sono poltrone da occupare!

Ci sono solo oneri da assolvere, mostrando di sapere coltivare un autonomo spirito critico, di essere animati da un adeguato senso di sacrificio e di servizio nei confronti di un più alto ideale di giustizia sociale e coesione territoriale, di essere al servizio della nostra terra: il Mezzogiorno d’Italia!!!

Salvatore Lucchese

 

 



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