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14 Maggio, 2024

Tra lo “scippo di Stato” di 840 miliardi e il “Piano Sud” da 123 miliardi i conti non tornano



I conti non tornano e come al solito non tornano a sfavore dei cittadini del Sud Italia. Mentre il Rapporto Italia 2020 dell’Eurispes ha calcolato che dal 2000 al 2017 è stata sottratta la cifra monstre di 840 miliardi di euro netti di spesa pubblica allargata alla popolazione meridionale, che corrisponde al 34% della popolazione nazionale, il Piano per il Sud, presentato dal duo Conte-Provenzano in quel di Gioia Tauro, promette, invece, di investire 123 miliardi nel Mezzogiorno nei prossimi dieci anni.

In termini percentuali,  sembrerebbe che rispetto allo “scippo di Stato” conclamato il Governo giallo-rosso si impegni a “restituire” nel giro di dieci anni soltanto il 14% del maltolto. La qualcosa già dovrebbe fare indignare tutti i cittadini del Sud Italia, e non solo loro!

In realtà, pare che le cose stiano anche peggio, in quanto ai 123 miliardi promessi bisogna sottrarre i finanziamenti europei, a cui è collegato il cofinanziamento nazionale. Il tutto ammonta a 59,1 miliardi che devono essere sottratti alla cifra totale. Così si passa da 123 miliardi a 63,9 miliardi di finanziamenti statali, che, rispetto al maltolto, corrispondono quasi all’8% delle risorse indebitamente sottratte.

Tuttavia, come se non bastasse già una percentuale così esigua, stando sia agli attuali iniqui criteri di ripartizione della spesa pubblica allargata, in primis, ma non solo, il “piede di porco” della spesa storica, che, come un “Robin Hood alla rovescia”, ruba ai poveri per dare ai ricchi, sia alla conseguente tendenza all’accrescimento del “furto di Stato” constatata per il biennio 2016-2017 dall’Eurispes, i 63,9 miliardi di spesa statale per il Sud non rappresentano una minima parte di restituzione del bottino indebitamente sottratto al Sud, bensì una sua esigua riduzione su base annua di 6,39 miliardi.

Tradotto in soldoni, di fatto, sembrerebbe proprio che il Piano prometta ai cittadini del Sud non di essere risarciti, anche se di poco, ma di essere “scippati” su base annua di ‘soli’ 40,31 miliardi, anziché di 46.7 miliardi di euro.

E si ricordi che dietro alle risorse pubbliche ci sono i servizi e dietro ai servizi ci sono i cittadini, ossia, 21 milioni di persone alle quali, a Costituzione rovesciata, si offre sempre di meno in termini di istruzione, salute, trasporti, lavoro, reddito, ricerca, uguaglianza, coesione e solidarietà.

Rimane il nodo tutto politico di un Sud che continua a rimanere senza voce e senza rappresentanza. Chi colmerà questo vuoto che ne sta determinando la discriminazione territoriale, l’estrazione coloniale di risorse, lo spopolamento demografico e la desertificazione industriale?

18/02/2020 – Salvatore Lucchese



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