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2 Maggio, 2024

Regionalismo differenziato: sospensione dello sciopero del 17 maggio. Vuoto di rappresentanza per il Mezzogiorno?



Dopo avere proclamato lo sciopero generale dei soli comparti Istruzione e Ricerca, il 24 aprile 2019 CGIL, CISL, UIL, GILDA e SNALS lo hanno sospeso sulla base della sigla di un’intesa col Governo giallo-verde.

Il documento prevede l’impegno del Governo a rinnovare il CCNL per “garantire il recupero graduale nel triennio del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori del comparto Istruzione e ricerca”. Inoltre, per quanto concerne la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, il Governo si impegna anche a “prevedere percorsi abilitanti e selettivi al personale docente che abbia una pregressa esperienza di servizio peri ad almeno 36 mesi finalizzati all’immissione in ruolo”. Infine, relativamente al ruolo della scuola nel Paese, il Governo si impegna a salvaguardare “l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione e ricerca”.

Insomma, sulla base di vaghe e generiche promesse relative al rinnovo dei contratti, alla stabilizzazione dei precari ed alla salvaguardia del sistema d’istruzione nazionale, i Sindacati sopracitati hanno deciso di sospendere lo sciopero, mentre rimane confermato lo sciopero del 10 maggio di tutto il Pubblico Impiego, proclamato dall’USB, e quello del 17 maggio, confermato da ANIEF, COBAS, CUB ed UNICOBAS.

Infatti, non si può non rimanere quanto meno scettici nei confronti della revoca dello sciopero da parte di CGIL, CISL, UIL, GILDA e SNALS, in quanto alcuni degli “impegni” governativi sembrano essere del tutto privi di fondamento sia nel merito che nel metodo.

Per quanto concerne il merito, i bassi livelli di crescita e l’incombere della crisi finanziaria e debitoria rendono poco credibile se non del tutta infondata la fattibilità dei rinnovi contrattuali a “tre cifre”, come proclamato, in un clima da campagna elettorale, dal titolare leghista del MIUR. Tanto è vero che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte già ha messo le mani avanti, specificando che “nell’ambito dei vincoli di bilancio, con le risorse che abbiamo, faremo di tutto per valorizzare questi settori strategici per l’Italia”.

Inoltre, come è stato osservato in un appello pubblico emanato dal “Coordinamento No all’Autonomia Differenziata” e dal Comitato meridionalista “G. Salvemini”, non si comprende come scongiurare una diversificazione stipendiale tra docenti che operano nei differenti contesti territoriali se l’intesa non prevede l’esplicita esclusione dei contratti integrativi regionali. Infine, sempre come è stato evidenziato nello stesso appello, appare del tutto “generico” “astratto” ed “inefficace” l’impegno di salvaguardare lo status giuridico degli insegnanti a fronte del suo svuotamento proposto nelle bozze d’Intesa tra Governo e Regioni Veneto e Lombardia. Già in un’intervista pubblicata in data odierna sulla “Tecnica della Scuola”, Bussetti ha ribadito il suo parere favorevole alla regionalizzazione della scuola. E si ricordi che qualche mese fa Bussetti ha mostrato tutto il suo livore ed i suoi pregiudizi antimeridionali sostenendo che i docenti ed i dirigenti scolastici meridionali, piuttosto che richiedere finanziamenti, devono “lavorare, impegnarsi e sacrificarsi di più”.

Rispetto al metodo, si può dare fiducia ad un Governo a trazione leghista, che, nel perseguire scientemente, e non da ora, un “furto con destrezza”, ha consentito che il percorso di definizione dell’Intesa Governo-Regioni sull’autonomia differenziata si svolgesse nel più totale silenzio, in uno scenario di “completo occultamento”, rotto soltanto da una lucida, determinata e sistematica mobilitazione civile promossa da docenti universitari, giornalisti, studiosi ed attivisti politici e sociali? E nel quadro più generale di una riforma di portata radicale, qual è quella del regionalismo differenziato, che, calcoli della SVIMEZ alla mano, se attuata secondo le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, determinerebbe il taglio di 190 miliardi di euro di spesa pubblica destinati alle Regioni meridionali, provocandone, così, il tracollo, come dare fiducia ad un Governo che, ad oggi, nonostante, l’“operazione verità” condotta da autorevoli ed accreditati Centri di ricerca e giornali, continua ad assegnare tanti “zeri al Sud”?

Sebbene la voce scuola abbia un peso politico, culturale e finanziario di grande rilievo, rispetto alla più vasta portata dell’autonomia a “geometrie variabili”, come già denunciato dall’USB, la proclamazione dello sciopero per i soli comparti Istruzione e Ricerca è stato di per sé un errore strategico. Ora si spera che i Sindacati che hanno revocato lo sciopero non scambino le legittime e sacrosante richieste di stabilizzazione dei precari con un via libera alla “secessione dei ricchi”, che, sulla base di voraci e miopi appetiti egoistici dalle forti venature discriminatorie e razziste, gode del consenso di un variegato blocco sociale promosso non dalla sola Lega, ma da un più ampio e variegato Partito trasversale del Nord. Partito che, nel triennio 2014/2016, ha scippato del tutto indebitamente ben 61 miliardi di euro di spesa pubblica allargata alle Regioni meridionali, sottraendogli, così, il 5% del Pil, corrispondente a circa 300 mila posti di lavoro in meno.

D’altronde, come ha osservato Gianfranco Viesti, economista e meridionalista serio e rigoroso e non di certo un reazionario neoborbonico, il Mezzogiorno è del tutto privo di un’adeguata rappresentanza sia a livello politico, sia a livello culturale, sia a livello mediatico ed ora, per quanto concerne le organizzazioni maggiormente rappresentative dei lavoratori, si teme seriamente che lo sia anche a livello sindacale.

A questo proposito, intervistato dal “Vesuviano News”, l’ex dirigente sindacale della FLC-CGIL Scuola Ciro Esposito ha dichiarato che: “È grave, ma me lo aspettavo, perché la rivendicazione del regionalismo differenziato non è solo leghista, come si illude un certo mondo liberale e un certo mondo di sinistra, ma è la proposta di uscita dalla crisi di un blocco sociale che ha fatto del proprio territorio la sua bandiera e che è trasversale agli schieramenti e quindi molto forte. Questo mondo marcia verso la “secessione dei ricchi”, gli altri vi scivolano dietro. I meridionali non devono farsi illusioni, quando capiranno di essere davvero soli saranno finalmente più forti”.

25/04/2019 – Salvatore Lucchese



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