16.4 C
Napoli
4 Maggio, 2024

Giuseppe Conte: “Completare il processo che possa condurre a un’autonomia differenziata giusta e cooperativa e rilanciare gli investimenti per abbattere il divario fra Nord e Sud del Paese”



In occasione del voto di fiducia al nuovo Governo tenutosi il 9 settembre 2019, entro la più ampia cornice dei riferimenti alla centralità del dettato costituzionale e dell’“opportunità storica di imprimere una svolta profonda alle politiche economiche e sociali” che, a detta del Presidente del Consiglio, devono essere finalizzate allo “sviluppo sostenibile” ed all’“equità sociale”, nel suo discorso programmatico Conte si è soffermato sul regionalismo differenziato, evidenziando che: “È intenzione del Governo completare il processo che possa condurre a un’autonomia differenziata giusta e cooperativa”, salvaguardando il principio di coesione nazionale e di solidarietà e la tutela dell’unità giuridica ed economica. Occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e i fabbisogni standard” attraverso un fondo di perequazione. L’obiettivo è non creare un Paese a due velocità, che aggravi il divario fra il Nord e il Sud”.

A tal fine, secondo il Presidente del Consiglio: “L’azione di rilancio degli investimenti, inoltre, passa necessariamente dall’abbattimento del divario fra Nord e Sud del Paese. A questo scopo, occorre rilanciare un piano straordinario di investimenti per il Mezzogiorno, anche attraverso la istituzione di una banca pubblica per gli investimenti, che aiuti le imprese in tutta Italia e dia impulso all’accumulazione di capitale fisico, umano, sociale e naturale del Sud”.

Sempre in relazione alla rinata attenzione nei confronti della “nuova questione meridionale”, Conte ha proseguito il suo intervento sottolineando che: “Per le aree più disagiate dobbiamo promuovere il coordinamento di tutti gli strumenti normativi esistenti, come i Contratti istituzionali di sviluppo, le Zone economiche speciali e i Contratti di rete, e intervenire affinché i Fondi europei di sviluppo e coesione siano utilizzati al meglio per valorizzare i territori. I Cis, in particolare, sono un esempio virtuoso di azione politica, concreta e rapida, che abbiamo già sperimentato con successo e che intendiamo riproporre in tutte le aree economicamente disagiate del Paese. Ma per rilanciare efficacemente il nostro sistema produttivo dobbiamo tenere conto delle sue peculiarità e, quindi, dei suoi punti di forza e dei suoi punti di debolezza”.

Rispetto al rigoroso ed autorevole quadro critico-analitico formulato in occasione della mobilitazione civile e culturale contro il tentativo di realizzare un federalismo “eversivo”, “iniquo”, “sperequato”, “discriminatorio” ed “estrattivo” a tutto vantaggio del Nord e ai danni del Sud – “L’obiettivo è non creare un Paese a due velocità, che aggravi il divario fra il Nord e il Sud” – come premessa alla “discontinuità” dell’azione governativa, sembrano essere del tutto coerenti e fondamentali sia i riferimenti alla “coesione”, alla “solidarietà territoriale” ed all’“unità giuridica ed economica” del Paese,” per la realizzazione di un’autonomia “giusta” e “cooperativa”, sia, sul piano operativo, i riferimenti alla determinazione dei livelli essenziali di prestazione, dei fabbisogni standard ed all’istituzione di un fondo perequativo per garantire, a livello socio-territoriale, l’uguaglianza della fruizione dei più basilari diritti civili e sociali, sia il riconoscimento del divario Nord/Sud. Così come rispetto allo stesso quadro critico-analitico appiano essere del tutto coerenti il riconoscimento del divario Nord/Sud da “abbattere” attraverso un piano straordinario di investimenti per il Mezzogiorno.

Per ora, soltanto alcune riflessioni critiche sotto forma di domande. Nel discorso di Conte permane l’ambiguità del riferimento al “completamento di un processo”. Infatti, se l’autonomia deve essere “giusta”e “cooperativa” per potere garantire la “coesione nazionale”, la “solidarietà” e l’“unità giuridica ed economica” dell’Italia, come si può garantire ciò “completando un processo”, ossia, portando a termine un percorso alla cui origine ci sono tre richieste di autonomia regionale, quali quelle della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, che si basano su principi e mirano al perseguimento di finalità ed alla realizzazione di obiettivi diametralmente opposti rispetto a quelli correttamente elencati, dal punto di vista costituzionale, dal Presidente del Consiglio?

Come si può realizzare un’autonomia “giusta” e “cooperativa” “completando un processo” che, di contro, mira all’istituzionalizzazione del divario Nord/Sud tramite la legalizzazione e l’estensione del meccanismo che, come un “Robin Hodd alla rovescia”, ruba ai poveri per dare ai ricchi?

Non sarebbe stato più opportuno azzerare le carte della “vergogna” per dare spazio al proseguimento dell’“operazione verità” promossa dalla Presidente della Commissione Bilancio della Camera, la pentastellata Carla Ruocco, per poi reimpostare il processo in modo corretto sia per quanto concerne gli aspetti procedurali, la centralità del Parlamento, sia per quanto concerne i contenuti, la precisazione dei poteri, delle materie e delle funzioni da richiedere insieme alla definizione dei criteri di attribuzione delle corrispettive risorse finanziarie?

Come in questi giorni ci ha ricordato l’autore di Verso la secessione dei ricchi?, Gianfranco Viesti, si presti la massima attenzione “ai rischi di un’autonomia all’Emiliana” (Il Mattino, 6 settembre 2019).

09/09/2019 – Salvatore Lucchese



Potrebbe interessarti anche

Ultimi Articoli