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15 Ottobre, 2024

Auschwitz: Un pensiero per la Giornata della Memoria 1945-2018



Per la Giornata della Memoria, 27 gennaio, istituita con la Legge Legge n. 211 del 2000 “in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” e in quest’anno, il 2018, dell’Ottantesimo Anniversario dell’emanazione delle leggi razziali fasciste in Italia e la redazione del Manifesto della Razza, è un piacere condividere la soddisfazione generale per la recente nomina a Senatore a vita, fatta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di Liliana Segre, 88enne testimone dell’Olocausto.

Nel 2018 noi Italiani ricordiamo anche il 70° Anniversario della Costituzione repubblicana, approvata il 22 Dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° Gennaio 1948 che nella prima parte dell’articolo 3 afferma: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. “Quelle parole della nostra Carta -ha affermato il Presidente Sergio Mattarella-  rappresentano un monito di cui c’è ancora bisogno” e, proseguendo nel suo saluto alla Giornata della Memoria presso il Quirinale, giovedì 25 gennaio, lo stesso ha qualificato le leggi anti-ebrei del 1938 come “macchia indelebile e infamante per il nostro Paese” ed ha ricordato la Shoah come “un tragico evento unico nella storia d’Europa, che pure tante dolorosissime pagine ha vissuto nel corso dei secoli”.



Con la firma nel 1938 del Regio Decreto n. 1381, “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”, lo Stato italiano fissa la discriminazione razziale e si aggancia poi al progetto di persecuzione, deportazione e sterminio voluto dalla Germania nazista. Degli 8000 Ebrei italiani deportati, solo 826 tornano a casa. Fra questi Liliana Segre che quest’anno da neosenatrice entra a Palazzo Madama. Fra essi vi è anche l’indimenticato Primo Levi (1919-1987), l’autore di “Se questo è un uomo”, il libro testimonianza della Shoah che, dal 1958 ad oggi, ha venduto, solo per le edizioni Einaudi, oltre 2 milioni e mezzo. Nella sua ultima pagina Primo Levi descrive la giornata del 27 gennaio 1945 ad Auschwitz quando arrivano i soldati sovietico dell’Armata Rossa ed abbattono i cancelli del campo di sterminio nazista. L’autore di “Se questo è un uomo”, nel raccontare la sua esperienza del lager,  rappresenta quella detenzione come viaggio nell’oltretomba che non permette via di ritorno alla vita. Il richiamo letterario e morale è a Dante Alighieri, alla Divina Commedia, Canto XXVI, dove è rappresentato “Il folle volo di Ulisse” contenente l’indimenticabile terzina, “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. L’internato Primo Levi, numero di matricola 154517, tornato a casa scrive sua testimonianza ed  intitola il capitolo 11 “Il canto di Ulisse” dove racconta il suo sforzo di ricordare al compagno di prigionia Jean, Pikolo, i versi della Divina Commedia. Nel tentativo sincopato da vuoti irrecuperabili riesce a chiudere la traballante citazione con “Infin che ‘l mar fu sovra noi rinchiuso” citando la conclusione del canto dantesco e così rappresentando anche il desolato quadro esistenziale, senza via di scampo, dello spazio concentrazionario nazista.

Il sociologo Antonio Castaldo che 5 anni fa, nel gennaio 2013, ha partecipato alla visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, insieme ai compagni di viaggio raccolti intorno all’Associazione Populorum Progressio di San Vitaliano, allora guidata da Giovanni Malesci, ha svolto una sua personale missione segreta. Quella di una rendere preghiera civile, come trait d’union fra le memorie, dantesca, di Primo Levi  e dell’Olocausto, per la conservazione della Memoria, così descritta: «Appena giunti nel Campo di Auschwitz, oltrepassati il Cancello con la famigerata insegna “Arbeit macht frei”, stringendo sotto i pesanti indumenti una copia Einaudi di “Se questo è un uomo”, regalatami dall’amico fraterno Giovanni Romano, mi attardai facendomi distaccare dal gruppo. Rimasto solo mi lanciai nella tremebonda recitazione del XXVI Canto della Divina Commedia, da “Lo maggior corno della fiamma antica…”, passando per “Fatti non foste a vive come bruti…” e concludendo con “Infin che ‘l mar fu sovra noi rinchiuso”. Con il pensiero fisso a Primo Levi e a tutte le vittime del nazismo, per la Sua ricomposta Memoria umana, soggettiva ed universale, nel riconquistato libero passo in un luogo storico di assoluta testimonianza di cieca ferocia, e di monumentale rimembranza di tutti i soppressi, solo qui, più di un milione di esseri umani, giovani, vecchi e bambini, la maggior parte Ebrei, poi zingari, oppositori politici, omosessuali, Testimoni di Geova, prigionieri di guerra. Ormai nella totale scomparsa dei pochi testimoni sopravvissuti, opggi tocca  a noi fare Memoria affinché tale orrore non accada mai più». Estratto videografico su You Tube https://www.youtube.com/watch?v=qezj0QmKxxg.

Il gruppo ad Auschwitz nel 2013 era composto da Giovanni Malesci, Pasquale Piccolo, Francesco Esposito Corcione, Gilda Ruzzi, Antonio Malesci, Anna Musto, Augusto Cappuccio, Carmela Serra, Tony Spiezia, Antonio Aniello Spiezia, Mario Cicciomesere, Angela Cicciomessere, Alfredo Di Maio e Antonio Castaldo.



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