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7 Dicembre, 2024

29 aprile, 30 piazze NoAd da Sud a Nord. Presenti comitati, opposizioni, sindacati ed associazioni di categoria



Riceviamo e pubblichiamo la versione integrale del comunicato stampa emesso il 30 aprile 2024 dal Tavolo No Autonomia differenziata e dal Comitato Nazionale per il ritiro di qualunque autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica.

Abbiamo fatto il massimo che potevamo fare, raggiungendo il massimo del risultato: 27 presìdi in Italia, 3 in Germania per accompagnare con il nostro fermo dissenso l’entrata in aula della Camera del ddl Calderoli, che detta le norme per la realizzazione del processo eversivo di Autonomia Differenziata. Da Como a Enna, da Venezia a Catanzaro, da Napoli a Catania a Genova, il Tavolo NOAD e i Comitati per il Ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti hanno presidiato le piazze di quella Repubblica che il governo vuole frammentare, attribuendo diritti differenti a seconda del certificato di residenza.
Ma vogliamo citarle tutte le piazze: Anzio, Bari, Barletta, Bologna, Bracciano, Brescia, Caltanissetta, Frosinone, Latina, Parma, Pavia, Potenza, Reggio Emilia, Rieti, Torino, Trapani, Trieste, Varese, Vicenza e Viterbo; collegamenti con Bruxelles, Francoforte e Berlino.
A Roma – in piazza della Rotonda – un presidio aperto a tutte e tutti coloro che hanno voluto
esprimere il proprio dissenso nel merito dell’Autonomia Differenziata e nel metodo attraverso il quale il governo si sta applicando pervicacemente a realizzarla: contingentamento dei tempi, tagliola sugli emendamenti presentati dalle opposizioni, ripetizione di votazioni valide (ma favorevoli all’opposizione) in Commissione durante la fase di discussione. Molte le forze presenti, molti gli interventi: dalla Flc CGIL all’USB, dal PRC al PCI, a Potere al Popolo, dai Giuristi Democratici al Forum per il Diritto alla Salute a Medicina Democratica, fino alla CGIL di Roma e del Lazio. I parlamentari dell’opposizione hanno manifestato il proprio apprezzamento nei confronti di una lotta che dura da più di 5 anni e che adesso stanno svolgendo essi stessi, coesi, prima in Commissione e poi in Aula. Sono intervenuti – tra gli altri – Filiberto Zaratti (AVS), i capigruppo alla Camera di M5S (Francesco Silvestri) e PD (Chiara Braga), diversi parlamentari del Partito Democratico, tra cui Marco Sarracino, la parlamentare M5S Carmela Auriemma, che ha proposto l’emendamento rivotato in Commissione, il presidente Giuseppe Conte.
In aula la deputata leghista Simona Borderoli ha detto che spira il ‘vento del Nord’, ma purtroppo non è quello della rivoluzione democratica della Resistenza, ma quello secessionista che mina alla radice l’unità e l’indivisibilità della Repubblica. Il ministro Calderoli, nella replica, ha dovuto riconoscere che nel suo disegno di legge non c’è alcun impegno a garantire risorse per attuare i LEP, rimandando alle future leggi di bilancio gli stanziamenti, senza però dire che questi saranno vincolati ai parametri di spesa dettati da Bruxelles e finalizzati a contenere deficit e debito – con una nuova austerità si potranno garantire i diritti sociali o continueranno le privatizzazioni che costringono i cittadini a pagare i servizi per la sanità, la scuola, l’assistenza agli anziani? Siamo determinati a portare avanti le nostre mobilitazioni per impedire che il ddl Calderoli venga approvato, e se per la pervicacia della maggioranza di destra dovesse essere varato, grazie al patto scellerato che ha per oggetto lo scambio tra AD e premierato assoluto, continueremo la nostra lotta per difendere la Repubblica democratica, che a norma dell’articolo 3 della Costituzione deve garantire i diritti sociali, unici e indivisibili, sull’intero territorio del Paese Piazze aperte a tutti e tutte, con un unico scopo: quello di creare un sostegno reciproco tra la piazza e quanto avviene in Aula. La convinzione comune è che in tempi di attacco alla democrazia, ai diritti sociali e civili che hanno costruito l’architettura della Repubblica, di attacco al Parlamento occorre camminare uniti. La partita dell’autonomia differenziata non è chiusa.



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