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27 Luglio, 2024

GAZA racconto Palestina, rassegna di eventi per sostenere la Palestina organizzata da “La festa dei folli”



𝐆𝐀𝐙𝐀 𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐏𝐚𝐥𝐞𝐬𝐭𝐢𝐧𝐚  è una rassegna di eventi per sostenere la Palestina attraverso la cultura, le emozioni e la solidarietà.

📅 12 marzo GRAZIE! alle tante risposte per la scelta (tra le quattro proposte): lettura d’inizio del Book Club con 𝗢𝗴𝗻𝗶 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗮 𝗝𝗲𝗻𝗶𝗻 di Susan Abulhawa. Un’opera coinvolgente che ci immergerà nelle vicende quotidiane di una famiglia palestinese.

🎥 20 marzo Proiezione del film 𝟯𝟬𝟬𝟬 𝗡𝗢𝗧𝗧𝗜 di Mai Masri, con la presenza di Omar Suleiman, rappresentante della Comunità Palestinese della Campania.
Un film poetico e toccante che affronta la storia della maternità nella più terribile delle circostanze. 3000 notti fa di una prigione una metafora della Palestina sottoccupazione esplora come la prigionia modella l’interazione complessa tra resilienza ed empatia.

🎭 27 marzo Spettacolo 𝒍𝒂 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒂𝒓𝒂𝒏𝒄𝒆 𝒕𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊, tratto da un racconto di Ghassan Kanafani, con adattamento e regia di Patrizia Di Martino e l’emozionante interpretazione di Omar Suleiman.

💕 Raccolta fondi per Gaza, la Palestina: Unisciti alla nostra causa Durante tutta la rassegna, chiediamo il vostro sostegno per la Palestina. Ogni donazione conta e fa la differenza.

🤝 Sosteniamo Gaza! la Palestina  donando attraverso il sito www.pergaza.it il cui ricavato andrà totalmente a Medici Senza Frontiere e Palestinian Medical Relief

#Gaza #racconto #Palestina  #cultura #bookclub #lettura #cinema #teatro #solidarietà #donazione #lifeforgaza

3000 NOTTI

Titolo originale 3000 Layla.
Un film di Mai Masri.
con Maisa Abd Elhadi, Nadira Omran, Rakeen Saad, Raida Adon.
Drammatico, durata 103 min.
Palestina, Francia, Giordania, Libano, Qatar, Emirati Arabi Uniti 2015.

Primo film di fiction della regista e documentarista palestinese Mai Masri,
racconta la storia di Layal, una giovane palestinese insegnante di scuola e appena sposata, che viene messa in un carcere israeliano con l’accusa, falsa, di favoreggiamento al terrorismo. La sentenza è senza scampo: Layal dovrà trascorrere otto anni in prigione, le 3000 NOTTI del titolo.

Poco dopo il suo ingresso in carcere, Layal scopre di essere incinta e decide di tenere il bambino, nonostante le pressioni ricevute dalla terribile direttrice del carcere e dal marito, sfuggente ed egoista.

Tra le detenute palestinesi e israeliane, Layal imparerà il valore dell’amicizia, della solidarietà, della lealtà e della maternità.

Il piccolo Nour (Luce, in arabo) passa i suoi primi tre anni di vita circondato dalle compagne di cella di Layal, che diventano per lui una comunità di madri affettuose e premurose.

La vita in carcere diventa più lieve, più sopportabile perché è Nour a instillare amore e speranza negli animi ingrigiti delle detenute.

Girato all’interno di una vera prigione e ispirato ad una storia vera, il film racconta l’occupazione israeliana da un punto di vista tutto particolare, quello della prigione che diventa emblema e simbolo della Palestina sotto occupazione, e tutto al femminile, ma senza eccedere in sentimentalismi o in visioni affettate della maternità.

Anche la società israeliana viene raccontata nelle sue molteplici sfaccettature.
Masri accosta l’aspetto più disumano dell’occupazione: rappresentato dalla direttrice del carcere senza scrupoli,
a uno più empatico, impersonato dall’avvocata di Layal, una israeliana il cui figlio è morto in un attacco palestinese
e da una delle detenute israeliane, una tossicodipendente che verrà salvata da Layal e per questo le sarà per sempre riconoscente.

Ken Loach: «Ho visto 3000 Notti. Si tratta di un film forte e importante che racconta una di quelle storie che dovremmo tutti ascoltare. Mi auguro che tutti quelli che credono nella libertà di espressione domandino a gran voce che il film venga proiettato. Andate tutti a vederlo, e andateci ora!».

 

La terra delle arance tristi

da un racconto di Ghassan Kanafani
adattamento e regia di Patrizia Di Martino
con Omar Suleiman

Ghassan Kanafani è stato uno scrittore, giornalista e attivista palestinese, particolarmente impegnato per la causa del suo popolo, ucciso a soli 36 anni, nel 1972, a seguito di un attentato terroristico attribuito ai servizi segreti israeliani, in cui perse la vita insieme a sua nipote.

La terra degli aranci tristi è il titolo di una raccolta di racconti brevi scritti nel 1962, dove l’autore rievoca il doloroso distacco dei palestinesi dalla loro terra natia e le vane speranze di farvi ritorno.

Siamo in Palestina, precisamente ad Acri. Di fronte a noi c’è un bambino, il piccolo Ghassan, che come ogni anno, in questo periodo, viene caricato su un autobus insieme ai fratelli e agli zii, i loro pochi averi, per andare al mare ad Haifa.

Quell’anno, però, qualcosa è diverso, nonostante la giovane età percepisce agitazione, nervosismo e non capisce perché, dopotutto stanno andando al mare.

Durante il viaggio, capisce che l’autobus non fa la strada di sempre, anzi sbaglia direzione, sta andando verso il Libano e inizia ad avere paura.

La mamma e la zia sono tristi, chiedono all’autista di fermarsi poco prima del confine, c’è un venditore ambulante di arance e vogliono comprarle.

Dal finestrino Ghassan vede le due donne seguite dallo zio, un omone buono, scendere dall’autobus, annusare le arance della loro terra e iniziare a piangere.

Non sentiranno mai più l’odore di quelle arance, perché non faranno più ritorno in quei territori.

Da quel giorno tutto cambia: nessuno sarà più bambino, non potranno più giocare nelle strade come prima, non potranno tornare a casa, sono diventati profughi.



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