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15 Ottobre, 2024

Zero al Sud a causa della totale assenza delle sue classi dirigenti nei luoghi decisionali del federalismo fiscale



Nel pomeriggio di sabato 2 marzo presso la Sala Consiliare “Silvia Ruotolo”, il Presidente Paolo de Luca ed il Consigliere Mimmo Cerullo della V Municipalità di Napoli “Arenella-Vomero” hanno promosso la prima presentazione tenutasi nel capoluogo partenopeo dell’ormai famoso libro Zero al Sud di Marco Esposito, a cui, insieme agli economisti Gianfranco Viesti ed Adriano Giannola, va riconosciuto il merito sia di avere avviato il dibattito pubblico sulla “perversa” attuazione del federalismo fiscale, sia di avere lanciato l’allarme contro la “secessione dei ricchi”.

Tra i numerosi uditori, un nome d’eccezione, il Senatore pentastellato Vincenzo Presutto, Vicepresidente della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale.

Oltre al giornalista del Mattino Marco Esposito, gli altri relatori sono stati Massimo Villone, docente emerito di Diritto costituzionale presso la “Federico II” di Napoli, e la delegata del Sindaco della città partenopea al progetto “Napoli autonoma”, Flavia Sorrentino, che, richiamandosi al “pensiero meridiano” di Franco Cassano ed all’articolo 5 della Costituzione italiana, ne ha illustrato i capisaldi basilari tanto sul piano culturale quanto su quello giuridico-costituzionale.

Dagli interventi di Marco Esposito e Massimo Villone è emerso che la causa fondamentale dell’ingente espropriazione di risorse finanziarie che ledono i diritti sociali e civili dei cittadini meridionali sia stata la totale assenza delle classi dirigenti meridionali dai tavoli delle trattative sul federalismo fiscale.

Dunque, tanti “Zero al Sud” perché Zero è stata l’attenzione riservata dai suoi ceti politici nazionali e locali verso i temi decisivi della ripartizione sociale e territoriale delle risorse pubbliche.

Mentre Esposito ha evidenziato anche la matrice “razzista” del federalismo discriminatorio, dopo avere esposto i passaggi storici che hanno condotto all’autonomia regionale rafforzata, Villone ha posto l’accento sulla crisi dell’“idea del sistema Paese” che ne deriva, sottolineando pure come il processo sia stato e sia tuttora condotto in modo “occulto” dai ceti politici del Nord, non solo da parte di quelli appartenenti alla Lega ma anche da parte di quelli trasversali agli schieramenti di Centro-destra e Centro-sinistra.

Sollecitato da una domanda proveniente dalla platea sull’opportunità o meno di lavorare alla costruzione di una forza politica meridionalista di orientamento democratico-radicale, per potere colmare l’attuale vuoto di rappresentanza politica delle istanze dei cittadini meridionali, citando il caso della ex Cecoslovacchia, il Professore emerito ha messo in guardia dai partiti a vocazione territoriale, da un’eventuale “Lega Sud”, che potrebbero minare definitivamente l’unità politica dell’Italia, anche per motivi legati agli esclusivi interessi dei ceti politici.

Se il pericolo è plausibile, è anche vero che a fronte sia della presenza di una Lega Nord egemonica al punto tale da indurre nel 2001 il Centro-sinistra a varare una riforma costituzionale caratterizzata dall’eclissi della centralità della “persona” e dalla rimozione del Mezzogiorno a tutto vantaggio dei riferimenti ai “territori”, sia della totale assenza delle classi dirigenti meridionali vada posto con urgenza il tema della ricomposizione di un’autonoma soggettività politica meridionalista, non, secondo una certa vulgata corrente, nell’accezione etnico-territoriale del termine, ma nell’accezione storico-politica di forza che si batta per il superamento del divario Nord/Sud sulla base dei principi costituzionali di uguaglianza, coesione sociale e solidarietà nazionale.

03/03/ 2019 Salvatore Lucchese    

     



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