Dopo le elezioni regionali in Abruzzo si consolida la presa leghista sul governo Conte. Quale sia l’obiettivo principale della Lega si è ben compreso ieri. Avevamo segnalato per tempo, grazie anche alla mobilitazione di intellettuali con il prof. Viesti, che il regionalismo differenziato nascondeva la secessione dei ricchi e la rottura irreversibile della coesione nazionale. Adesso veniamo a conoscenza che il ministro per gli affari regionali, Stefani, leghista, il sottosegretario, Garavaglia, leghista, hanno chiuso con il Veneto del presidente Zaia, leghista, l’intesa per l’autonomia differenziata di quella regione. Una intesa che presta sarà seguita da quelle con la Lombardia e l’Emilia Romagna.
Si tratta della devoluzione della competenza su 23 materie, tra cui scuola e sanità, e delle relative risorse. Se fossero accolte integralmente le richieste delle tre regioni del Centro-Nord, circa venti miliardi di euro sarebbero sottratti alle casse dello Stato. Senza la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni (lep) previsti dalla stessa legge sul federalismo fiscale ma mai individuati, le risorse per le regioni del Sud non potranno più aumentare dai livelli assai inferiori a quelli del Nord in cui versano adesso.
I servizi pubblici saranno parametrati alla ricchezza e al gettito fiscale di ogni regione. Ci saranno quindi cittadini italiani di serie A, quelli delle regioni ricche, e cittadini di serie B, quelli del Sud. Per sempre.
Non ci vuole molto a capire che la secessione del Nord, obiettivo della Lega di Bossi, è sul punto di essere realizzata dalla Lega presuntamente nazionale di Salvini. Di fronte a questa evidenza dei fatti sono inaccettabili i silenzi di un’opposizione che pure su altri temi alimenta una forte polemica con il governo. Gravissima è la complicità del M5S che pure ha avuto i suoi maggiori consensi nelle regioni meridionali. Se i 5stelle acconsentissero a questo scempio ne sarebbero politicamente responsabili quanto i leghisti.
Di fronte alla gravità di questa minaccia è arrivato il momento per i cittadini del Sud di reagire. Serve una grande mobilitazione delle forze civili, sociali e intellettuali del Sud e del Nord contro la secessione leghista. Una reazione ferma e determinata contro la disarticolazione dell’unità nazionale. Ora. Prima che sia troppo tardi.
Quello in corso con l’attuazione dell’autonomia differenziata è un tentativo di vera e propria secessione interna che condannerebbe il Sud e i suoi cittadini a vivere con uno standard di vita inferiore rispetto al resto del paese.