Mentre c’è chi decanta le lodi del Governo Meloni per essere stato capace di dare un nuovo impulso allo sviluppo del Sud, sviluppo sì, ma relativo e soprattutto sia legato al propellente straordinario dei finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sia fondato sullo sfruttamento del lavoro dequalificato, precario e povero, c’è chi, invece, dati relativi del quadro generale del Paese del Sud alla mano, lancia l’allarme per il pericolo di spopolamento non solo del Mezzogiorno, ma delle aree interne dell’intero Paese.
Martedì 30 settembre, si è tenuto a Roma il workshop “Spopolamento, migrazioni e genere”, promosso da Fondazione Giacomo Brodolini e Svimez con il sostegno di Save the Children e la partecipazione di W2.

Dagli interventi dei numerosi, qualificati ed autorevoli studiosi e ricercatori, tra gli altri, Annamaria Simonazzi (Presidente Fondazione Giacomo Brodolini), Adriano Giannola, (Presidente Svimez), Linda Laura Sabbatini (Delegazione italiana Women 20) ed Antonella Inverno (Save the Children), è emerso il contro canto della narrazione trionfalistica di un’Italia e di un Sud con il vento in poppa per crescita, occupazione ed ottimismo.
“Nel periodo 2014-2024 – evidenzia una nota stampa della Svimez sul suddetto workshop – l’Italia ha perso 1,4 milioni di abitanti, con un calo demografico che colpisce soprattutto il Mezzogiorno (-918 mila persone). A pesare è il saldo naturale negativo (–3,8‰), solo in parte compensato dai flussi migratori (+1,5‰). A crescere restano poche eccezioni come Bolzano, Trento, Emilia-Romagna e Lombardia”.
Dato ancora più preoccupante per l’andamento demografico del nostro Paese è quello relativo all’espatrio dei giovani 25-34 anni italiani in possesso di una laurea: 88mila negli anni compresi tra il 2019 e il 2023. La situazione al Sud è ancora peggiore, in quanto, dei 52mila emigrati al Centro-Nord, ben il 55% ha un’età compresa proprio tra i 25 ed i 34 anni.
Calo demografico, espatri, migrazioni interne da Sud verso le regioni centro-settentrionali, restituiscono il quadro di un Paese fortemente in declino, in cui i giovani, è stato evidenziato, sin dalla loro adolescenza, sono “rassegnati a partire”.
Ne segue, si specifica nella nota, la necessità di “ricostruire fiducia” sia mettendo la “cittadinanza al centro delle politiche per rendere attrattivi i territori”, sia rivedendo le politiche del mercato del lavoro attraverso la creazione di opportunità occupazionali concrete. Un esempio? Gli investimenti in asili nido, che direttamente ed indirettamente possono creare migliori condizioni di lavoro per le donne.
Per le donne e per i giovani, aggiungiamo noi, a partire da Sud e dalle zone interne del Paese sempre più a rischio della definitiva ed irreversibile desertificazione demografica.



