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20 Aprile, 2024

Scippi Pnrr al Sud, l’ennesimo allarme, ma da Villari a Viesti la moral suasion ha fallito. Occorre un meridionalismo di lotta e non di sola vigilanza



In nome dell’unità nazionale ridotta alle sole regioni “virtuose” dell’Italia settentrionale, il Governo dei “migliori” rappresentanti della “locomotiva” etno-liberista Nord non solo continua a scippare risorse su risorse sia ordinarie che straordinarie alle regioni meridionali, ma si appresta anche ad attuare la “secessione dei ricchi”.

A nulla valgono le denunce sugli “scippi” di Stato perpetrati ai danni della “palla al piede” Sud, tra i quali spiccano quelli relativi ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), come anche di recente hanno evidenziato sia il Dipartimento delle politiche di coesione (9 marzo) che la Svimez (4 aprile), se permane il vuoto di rappresentanza politica, che, oramai, da decenni attanaglia il Meridione.

Certo, ci si può appellare al Presidente del Consiglio Mario Draghi, come ha fatto l’economista Gianfranco Viesti (“Il Mattino”, 6 aprile), facendo leva sulla sua auspicabile lungimiranza politica, che gli dovrebbe consentire di capire che “l’Italia cresce se il Sud cresce”, ma, data l’architettura del Governo ed i rapporti di forza su cui esso si fonda, quello di Viesti sembra proprio essere un tentativo disperato, frutto di una concezione “illuministica” della politica.

Quella concezione “illuministica” che aveva caratterizzato l’impegno meridionalista di Pasquale Villari, che, dopo decenni di analisi, denuncie e proposte di soluzione della questione meridionale rivolte alle classi dirigenti del suo tempo nel tentativo di persuaderle ad adottare una linea di “buon Governo”, lo stesso studioso napoletano riconobbe essere stato un vero e proprio fallimento, in quanto non erano valse “a nulla”.

Anche oggi l’ennesimo l’appello a compiere “poche, chiare, grandi scelti politiche” (G. Viesti, “Il Mattino” 6 aprile) non condurrà “a nulla”, se non ci si pone il problema dirimente, basilare e fondamentale di colmare il vuoto di rappresentanza delle istanze, dei bisogni e dei diritti di 21 milioni di cittadini italiani da sempre considerati “figli di un dio minore”.

In altri termini, è necessario passare dal meridionalismo della persuasione alla Villari, alla Franchetti ed alla Sonnino al meridionalismo di lotta alla Salvemini, alla Gramsci ed alla Dorso, che, come ha evidenziato Lab-Sud, metta radicalmente in discussione l’attuale modello di sviluppo liberista, entro il cui stampino prima il Sud e poi l’intero sistema Paese saranno inevitabilmente condannati alla marginalità, al declino ed alla desertificazione.       



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