Tra tagli effettuati a monte, il 40% e non già il 65% dei circa 190 miliardi di euro del Next Generation EU per l’Italia, 40% che inoltre non viene calcolato sul totale, bensì sui fondi “territorializzabili” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e quelli effettuati a valle, finanziamenti erogati sulla base dei progetti messi a gara, il Sud rischia seriamente di essere messo al margine dal Governo dei “migliori”, che sulla carta sì considera la questione meridionale come questione nazionale ed europea, ma nei fatti dimostra di essere a trazione liberista e nord-centrica.
Tra gli altri, a lanciare l’allarme contro il pericolo dell’ennesima sottrazione di risorse al Mezzogiorno c’è anche Luca Bianchi, direttore della Svimez.
“La quota del 40% al Sud delle risorse del Pnrr – ha osservato Bianchi – rischia di rimanere sulla carta senza target territoriali e senza un supporto alle amministrazioni con minore capacità progettuale”.
In altri termini, per l’ennesima volta, il Sud rischia di essere “cornuto e mazziato”, in quanto sarà accusato di essere stato incapace di cogliere l’opportunità datagli proprio da chi, PD, Lega, Forza Italia, nel corso di questi decenni lo ha azzoppato ancora di più tramite l’attuazione di politiche estrattive di chiara matrice colonialista.