21.8 C
Napoli
29 Marzo, 2024

Pietro Busetta e Massimo Villone smontano la legge quadro “Boccia”: “velleitaria”, “elettoralistica”, “furbesca”. La finalità? “Il Sud da ridurre a colonia”



Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il dem Francesco Boccia, promuove la sua bozza di legge quadro sul regionalismo differenziato e di contro, Massimo Villone, docente emerito di Diritto costituzionale presso la “Federico II” di Napoli, e Pietro Massimo Busetta, docente di Statistica economica presso l’Università degli Studi di Palermo, gliela smontano pezzo dopo pezzo.

Come ha precisato Boccia in un post pubblicato sulla sua pagina facebook personale, in cui sintetizza i contenuti dell’intervista da lui rilasciata il 2 dicembre 2019 al quotidiano La Stampa: “La legge quadro condivisa all’unanimità con le Regioni, e che oggi porterò con un’informativa in Cdm, sancisce un principio: la perequazione tra aree deboli e aree più sviluppate è obbligatoria. Il primo passo sarà un fondo per le infrastrutture che aiuterà Sud e aree deboli del Nord (zone interne e di montagna). Le materie per le quali sono d’obbligo i Lep – trasporto pubblico locale, assistenza e istruzione non scolastica – verranno devolute solo dopo aver individuato i criteri di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Le materie non Lep saranno, invece, trasferite subito alle Regioni e agli enti locali per accorciare i processi decisionali. Ridurremo la burocrazia centrale e i tempi morti. Le resistenze sono forti ma ce la faremo. Vogliamo uno Stato forte e più snello”.

Ebbene, nel riferirsi alla bozza “Boccia”, Busetta (Il Quotidiano del Sud, 30 novembre 2019) riconosce al Ministro pugliese il merito di avere fissato un principio fondamentale: “Tutti hanno gli stessi diritti e non esistono residui fiscali in capo alle Regioni”.

Tuttavia, è il caso di dire che tra il dire, fissare i principi, e il fare, la perequazione effettiva, c’è di mezzo il mare, i soldi e la disponibilità alla redistribuzione che non ci sono.

Infatti, nell’entrare nel merito degli aspetti economico-finanziari dell’ipotesi di legge quadro, l’economista siciliano ne evidenzia il “nodo risorse” sia rispetto alla possibilità reale di trasferire 60 miliardi di spesa pubblica annui dal Nord al Sud, sia rispetto alla mancanza di risorse da destinare al Fondo di perequazione infrastrutturale. “La sola alta velocità ferroviaria da Salerno ad Augusta – osserva Busetta – costerebbe 30 miliardi”, la qualcosa implicherebbe tassi di crescita “del 4-5%”.

Dunque, secondo l’autore de “Il coccodrillo si è affogato”, si tratta di “un progetto assolutamente velleitario, sia per le dimensioni della crescita che per la disponibilità alla redistribuzione” da parte delle Regioni ricche del Nord. Un “progetto assolutamente velleitario”, la cui approvazione gioverebbe politicamente al Governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che, in questo modo, come osserva Busetta, potrebbe portare ai suoi elettori “lo scalpo dell’autonomia, che in realtà significa ‘ognuno si tiene le risorse prodotte e quindi cari concittadini ne avremo di più”.

Se Busetta smonta la legge quadro “Boccia” dal punto di vista economico-finanziario, mostrandone la sua miope logica elettoralistica, Villone (la Repubblica, 1 dicembre 2019) compie la stessa operazione dal punto di vista giuridico-costituzionale, entrando, da par suo, sia nel metodo che nel merito delle questioni, riassumibili in una sola parola: “furberie”.

Innanzitutto, per quanto concerne gli aspetti di metodo, Villone, autore del saggio Italia, divisa e diseguale, ne mostra l’intrinseca debolezza, in quanto, la “legge sopravvenuta recante l’intesa con la singola regione è legge rinforzata e legge speciale rispetto alla legge quadro, alla quale può sovrapporsi cancellandola o modificandola”. Ossia, in modo furbesco, si vorrebbe fare credere che un esile travicello possa contenere il mare in tempesta sollevato dall’egoismi dei ricchi, che perseguono la realizzazione del disegno di un “Grande Nord”.

Relativamente agli aspetti di merito, Villone evidenzia le seguenti criticità o “furberie”: 1. La definizione dei Lep “dopo la legge che approva maggiore autonomia”; 2. Il ricorso alla spesa storica, “che è in danno del Mezzogiorno”, in caso di mancata determinazione dei Lep”; 3. I Lep non garantiscono l’uguaglianza, “ma pongono solo un argini all’eccesso di diseguaglianza”; 4. La frantumazione dello Stato renderebbe impraticabili le politiche di perequazione e riequilibrio di cui il Sud necessita.

A chi gioverebbe tutto ciò? Nel breve termine, osserva Villone, al PD in vista della scadenza elettorale emiliano-romagnola. A medio e a lungo termine, conclude Villone, la legge quadro “Boccia” porterà acqua al mulino del disegno politico di un “Grande Nord”, “separandolo da un Sud più lento da ridurre a colonia”.

Insomma, la legge quadro “Boccia” è il cavallo di Troia per l’attuazione definitiva del federalismo asimmetrico, discriminatorio ed estrattivo, camuffato da federalismo equo, solidale e cooperativo. Lo “Stato Arlecchino”, che giova ai ricchi, fatto passare per “Stato forte e snello” che gioverebbe a tutti. Vince il Nord, perde il Sud e sprofonda l’Italia.

03/12/2019 – Salvatore Lucchese

       



Potrebbe interessarti anche

Ultimi Articoli