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19 Aprile, 2024

L’accademico Giuliano Laccetti: “Frutto avvelenato degli egoismi regionali, l’istruzione differenziata spaccherebbe definitivamente il Paese. Si dica, No!”



Complici l’emergenza pandemica prima e quella ucraina poi, il rilancio della “secessione dei ricchi” da parte delle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna con la sponda del Governo dei “migliori” procede senza che i mass-media ed il dibattito pubblico diano ad essa il giusto risalto.

Tra le poche voci critiche che si levano contro l’autonomia differenziata, ossia, in concreto, contro il tentativo di istituzionalizzare definitivamente lo storico divario tra Nord e Sud Italia sulla base dell’ideologia etno-liberista della “locomotiva” settentrionale e della “palla al piede” meridionale, si annovera quella di Giuliano Laccetti, professore ordinario di informatica presso la “Federico II” di Napoli.

Con il suo solito stile di scrittura essenziale, asciutto e diretto, in uno dei suoi ultimi articoli dedicati al tema in questione – Il rischio dell’istruzione differenziata (“Repubblica-Napoli”, 28 febbraio) –, dopo avere scritto a chiare lettere che la secessione dei ricchi “alberga in molte organizzazioni politiche di sinistra, in molte organizzazioni sindacali, in molti dirigenti di quelle organizzazioni in tutto il Nord”, Laccetti denuncia il rischio di un’“‘istruzione differenziata’, dove per il combinato disposto di regionalismo differenziato e finanziamenti Pnrr, in una sola o poche regioni: si riducano le classi-pollaio aumentando il numero di insegnanti; si faccia in modo che dal 1° settembre di ogni anno gli insegnanti siano già al proprio posto, e si possa quindi iniziare l’anno scolastico senza ritardi, senza successivi trasferimenti in corso d’anno; si garantiscano finanziamenti per almeno 5 anni, in modo da consentire una corretta e sicura programmazione nel campo dell’edilizia scolastica; si aumenti fino al 33% e oltre la percentuale di bambini in età di asilo-nido che possano usufruire di questo servizio. Tutte cose giuste e necessarie. Per l’intero Paese”.

Che fare per contrastare la “secessione dei ricchi”? Ebbene, a parere dell’accademico federiciano, “Al presidente di Regione ‘secessionista’ che domanda: ‘Ma se chiedo tutte queste cose significa che voglio spaccare l’Italia?’, è arrivato il momento di rispondere: Sì, vuoi spaccare l’Italia, perché queste cose le chiedi, egoisticamente, solo per la tua regione”.

È proprio il caso di dire: “A buon intenditor poche parole”.



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