La definizione deriva dai “giorni di scammaro” che nel Regno delle Due Sicilie identificavano i giorni della quaresima e tutti gli altri giorni dell’anno nei quali, per precetto religioso, era obbligatorio mangiare di magro.
Un piatto di magro decantato anche da Ippolito Cavalcanti.
“Scammarare” e’ il contrario di “cammarare” antico napoletano che significa “mangiar di grasso”.
Il Duca di Buonvicino, si invento’ questa ricetta su richiesta di alcuni esponenti del clero per i giorni della quaresima.
Nei Monasteri, durante il periodo di Quaresima, i Monaci che per motivi di salute potevano derogare alla cucina di magro mangiando carne. Per mangiare la carne, però, dovevano consumare in camera lontano dagli occhi degli altri monaci.
Mangiare in camera (cammarare) assunse quindi il sinonimo di “consumare proteine animali” e, di conseguenza il suo contrario “scammarare” divenne sinonimo di mangiare magro.
Nacque così la Frittata di Scammaro che permetteva ai monaci di soddisfare il proprio palato senza consumare proteine animali.
La “fritta di scammaro” si ottiene mettendo i maccheroni così conditi in una padella antiaderente, facendoli dorare dall’una e dall’altra parte fino a quando questi non diventano croccanti.