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10 Settembre, 2024

La DS Annunziata Muto: “La DaD è lavoro a tutti gli effetti. La scuola merita rispetto”



Nel corso di questi ultimi mesi caratterizzati da un’emergenza pandemica che oramai dura da più di un anno, le polemiche sulla didattica a distanza (DaD) e la stessa espressione “scuole chiuse” hanno contribuito a minare ulteriormente l’autorevolezza della scuola e di tutti i suoi lavoratori,  dirigenti, docenti ed Ata, già duramente minate nei decenni precedenti da una campagna denigratoria condotta contro il pubblico impiego: i “fannulloni” di brunettiana memoria.

Di recente, sul tema della credibilità della scuola e della professionalità di tutte le sue figure lavorative in relazione alla DaD è intervenuta la Dirigente scolastica Annunziata Muto con un post pubblicato sul suo profilo facebook personale.

La Ds dell’ITI Medi di San Giorgio a Cremano – Istituto che sin dall’inizio dell’emergenza pandemica è stato tra le prime scuole a livello nazionale ad attivare una didattica a distanza di eccellenza, articolata in attività curricolari, extra-curricolari, corsi di aggiornamento, di formazione e sportelli di supporto psicologico e didattico – è subito entrata nel merito della questione.

Si consolida in me sempre più, – ha scritto la Muto – da fonti dirette e indirette (malcelata disistima dei genitori che si traduce sempre più frequentemente in comportamenti poco rispettosi da parte dei figli nei riguardi dei docenti), l’idea che molti siano convinti che lavorare in DaD significhi non lavorare: “i professori stanno a casa e non fanno nulla e gli arriva pure lo stipendio” (i dirigenti scolastici non ne parliamo proprio, visto che nessuno sa nemmeno in cosa consista il 10% del loro lavoro, dal momento che moltissimi pensano che siano ancora presidi, ma questo è un altro discorso…).

Ora – ha proseguito la Ds – vorrei dire solo una cosa: ma voi ce li vedete questi soloni a dover parlare quattro o cinque ore al giorno ininterrottamente per un anno davanti a uno schermo con una platea che molto spesso è più ampia di quella che normalmente si potrebbe pensare, composta anche da mamme, padri, nonni, fratelli, sorelle, zie, zii e aiutanti vari?

Avete mai visto qualcuno in quest’ultimo anno – ha incalzato la Muto – che non sia un docente essere costretto a star fermo davanti a un pc per 18 ore settimanali di mattina e moltissime altre di pomeriggio a parlare dei più disparati argomenti e ad occuparsi delle più varie situazioni? Pensate che davvero lavorare da casa non sia un lavoro?

Dovrei quindi necessariamente dedurre che anche tutti coloro che a vario titolo hanno uno studio in una parte della casa (commercialisti, ingegneri, medici, ma pure estetiste e parrucchiere e via discorrendo) non facciano assolutamente nulla. Sul piano educativo posso assicurare che le conseguenze di questa idea riprodotta in ambiente familiare producono danni assolutamente incalcolabili, ha evidenziato la Muto, per poi concludere: “Anche la scuola insieme a tutto il personale Ata merita rispetto”.

09/04/2021 – Salvatore Lucchese



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