Con la sentenza 192/2024, la Consulta ha fatto letteralmente a pezzi la legge 86/2024 sulle procedure di attuazione del regionalismo differenziato in salsa padano-leghista, salsa che, sia detto per inciso, negli anni precedenti, tanto è piaciuta anche agli altri partiti sedicenti nazionali che oggi hanno preso posizione contro lo “Spacca-Italia”, e il giudice emerito della Corte costituzionale, nonché professore sempre emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, Sabino Cassese da Atripalda, in qualità di Presidente del Comitato per la definizione dei Lep (Clep), cosa fa? Ne prende atto? Assolutamente, no!
Va in direzione ostinata e contraria e fissa la data ultima dei lavori del Comitato da lui “autorevolmente” presieduto per mercoledì 18 dicembre. Perchè cotanto luminare del diritto costituzionale, nonostante il fatto che la Consulta abbia bocciato anche il Clep, si è interstadito nell’andare avanti? Probabilmente per offrire a chi lo ha nominato Presidente dello stesso Clep, il leghista Roberto Calderoli da Bergamo, il piatto da lui preferito: Lep ad uso e consumo della locomotiva Nord, in modo tale da congelare, se non acuire ulteriormente, la spesa storica che già da decenni l’avvantaggia indebitamente ai danni del Sud.
Insomma, sembra che Cassese voglia accreditarsi sino in fondo come civil servant non del “bene comune”, non della “Nazione” che deve essere una, indivisibile, uguale e solidale, come ha sottolineato a chiare lettere la Corte costituzionale nella sua sentenza, bensì come civil servant della secessione dei ricchi e dei diritti ai danni del Sud, e non solo del Sud. In cambio di cosa ce lo farà capire il prosieguo della sua storia.