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16 Aprile, 2024

Il saccheggio del Sud: alla stregua del Covid-19, un virus mutante e micidiale. Chi lo contrasterà?



Il Sud è di nuovo sotto attacco e ad accorgersene e a denunciare il pericolo che in Italia i costi della Grande depressione globale da pandemia stanno per essere scaricati sui 21 milioni di cittadini che risiedono al Mezzogiorno sono soltanto in pochi.

Insieme al Partito del Sud, Rifondazione comunista è l’unica forza politica organizzata che ha lanciato l’allarme, accendendo i riflettori sul tentativo già in atto di rafforzare il paradigma etno-liberista della “locomotiva”, che tanti danni ha causato alla coesione sociale e territoriale del nostro Paese e, come purtroppo mostrano i tragici dati sanitari, economici e sociali legati all’emergenza Covid-19, ancora continua a causare.

Ora, nonostante il fallimento di tale modello, i poteri forti di questo Paese mirano a perpetuarlo ed a rafforzarlo ulteriormente approfittando della crisi in atto, proprio come si è fatto in occasione delle crisi finanziarie del 2008 e del 2011, quando, facendo leva soprattutto sul piede di porco della “spesa storica”, si è rubato sempre di più al povero Sud, per dare sempre di più al ricco Nord: la modica cifra, accertata dagli organi contabili dello Stato, di circa 60 miliardi di euro di spesa pubblica allargata l’anno.

Il coronamento di questo disegno strategico, perseguito nel corso degli anni in modo trasversale dai principali Partiti nazionali, FI, Lega Nord, PD, e nel silenzio complice di tutte le altre classi dirigenti, comprese quelle meridionali, era rappresentato dall’attuazione del regionalismo differenziato, che avrebbe dovuto ratificare sul piano giuridico-politico la condizione del Sud come “colonia estrattiva interna” di risorse finanziarie, economiche, naturali ed umane, queste ultime legate alle varie tipologie di migrazioni e di mobilità: sanitaria, culturale, lavorativa.

Poi lo scoppio della pandemia ha contribuito a fermare il percorso di attuazione del regionalismo differenziato proprio quando il dem Francesco Boccia, nelle vesti di Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, stava premendo il piede sull’acceleratore per la sua sciagurata attuazione, sino ad allora fronteggiata con successo dai ceti più illuminati dell’intellettualità e del movimentismo socio-politico meridionali.

Una delle ultime dichiarazioni a riguardo rilasciate via social da Boccia fu: “L’autonomia è scolpita nella Costituzione. Chi si oppone all’autonomia è contro la Costituzione”. Il tutto, ad onta dell’articolo 3 del nostro dettato costituzionale, che, invece, assegna alla Repubblica italiana il compito di garantire l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini, rimuovendo gli ostacoli socio-economici che vi si frappongono e non ponendoli, come, invece, si intendeva fare tramite l’attuazione del regionalismo differenziato, la cosiddetta “secessione” o “colpo di Stato” dei “ricchi”.

Nonostante la rassicurazioni del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, la “polpa” di questo disegno strategico, il drenaggio continuo e sistematico di risorse finanziarie dalla “palla al piede” Sud alla “locomotiva” Nord, alla stregua del Covid-19, è mutata, ha cambiato forma, ha lasciato le vesti del regionalismo differenziato ed ora si presenta sotto forma di sospensione, di fatto, della clausola del 34% contemplata nel DEF 2020, del tutto privo di ogni riferimento specifico ai programmi di spesa ed alle Amministrazioni che la dovrebbero garantire, e nell’uso flessibile, contemplato sia nel DEF sia nel Decreto Crescita, dei fondi europei, rivedendone le quote di ripartizione territoriale a tutto vantaggio del Nord,

Cosa fare? E soprattutto chi insieme a Rifondazione comunista e al Partito del Sud si opporrà al “virus mutante” del saccheggio del Sud?



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