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18 Aprile, 2024

Il pugliese Francesco Boccia, il napoletano Vincenzo Presutto e il Sud come “colonia estrattiva interna”



In questi giorni ha preso piede il dibattito suscitato dalla bozza di disegno di legge quadro sul regionalismo differenziato presentata dal Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il dem, di origini pugliesi, Francesco Boccia.

Dopo avere più volte denunciato e riconosciuto nelle apposite sedi istituzionali, Parlamento e Commissione Finanze, lo “scippo di Stato” subito dal Sud di circa 60 miliardi di spesa pubblica allargata l’anno (Il Quotidiano del Sud27 giugno 2019; 29 giugno 2019; 3 ottobre 2019; 24 ottobre 2019) – tra le sue altre dichiarazioni, la denuncia di giugno contro la Lega e il M5S, che, a suo dire, volevano “fare l’autonomia con i soldi del Sud” –, e dopo avere annunciato la “rivoluzione copernicana”, prima la perequazione, i livelli essenziali di prestazione (Lep) e solo dopo la firma delle Intese per l’attuazione del regionalismo differenziato, nell’articolo 1 comma b del disegno legge da lui presentato ha prospettato, invece, la possibilità di una “restaurazione tolemaica” a tutto vantaggio delle Regioni “eversive” Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, prima la firma delle Intese con la “spesa storica”, la “leva di porco” che azzera, dimezza e limita i diritti dei cittadini meridionali, e solo dopo, “al di là da venire”, i Lep per l’eventuale perequazione.

Nonostante le osservazioni critiche avanzate da autorevoli costituzionalisti, tra gli altri, Massimo Villone e Alberto Lucarelli, nei confronti del merito e del metodo della proposta Boccia, e nonostante la protesta via social promossa dal Movimento 24 Agosto del giornalista e scrittore meridionalista Pino Aprile, non solo il Ministro pugliese prosegue imperterrito sulla sua strada, ma al suo tentativo di “restaurazione tolemaica” sembra che si associ anche il Senatore della Repubblica, nonché Vice-Presidente della Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, il pentastellato, di origini napoletane, Vincenzo Presutto.

Quest’ultimo, sebbene sia personalmente ed istituzionalmente consapevole dell’“attuazione perversa del federalismo fiscale” che tanti zeri ha assegnato al Sud, in occasione di un’intervista rilasciata al Quotidiano del Sud del 20 novembre 2019 rispetto alla bozza Boccia ha dichiarato che: “Se i 12 mesi sono una garanzia entro la quale vengono calcolati i Lep per noi [M5S] va bene”. Viene omesso un particolare “insignificante”: se entro i 12 mesi il Lep non dovessero essere definiti i  Lep per il “riparto delle risorse a carattere permanente iscritte nel bilancio dello Stato”, il “riparto”, la suddivisione dei “pani” e dei “pesci”, avverrebbe a “legislazione vigente”, ossia, sulla base della “leva di porco” della “spesa storica”. Altro che perequazione, l’istituzionalizzazione definitiva del saccheggio del Sud.

La qualcosa sembra che non dispiaccia ai Meet up metropolitani del M5S di Lombardia e Veneto, come confermano le osservazioni dello stesso Presutto: “C’è un po’ di tifoseria regionale, lo trovo anche normale. Prima vengono le esigenze del territorio. In Veneto e in Lombardia sentono moltissimo la pressione locale”. (Il Quotidiano del Sud, 20 novembre 2019)

Dunque, in “continuità” con le intenzioni del precedente Governo giallo-verde, la sperequazione cacciata dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra.

Ma nel M5S la linea non è univoca. Infatti, la Senatrice pentastellata Sabrina Ricciardi, di origini beneventane, ha dichiarato: “No a un piano B che preveda la spesa storica”. (Il Quotidiano del Sud, 23 novembre 2019)

Tutto questo avviene in concomitanza con l’“Operazione verità 2” lanciata dal Quotidiano del Sud di Roberto Napoletano, che, non solo conferma lo “scippo di Stato”, ma, ancora una volta, dati certi alla mano, dimostra anche lo scippo di 22,3 miliardi di euro dal Fondo di sviluppo e coesione, utilizzati per scaricare sul Sud i costi della “Grande Crisi”.

Se come dimostrano tutti gli studi e le statistiche nazionali ed internazionali l’emergenza di questo Paese è il riequilibrio del dualismo Nord/Sud, perché si preme il piede sull’acceleratore per l’attuazione del regionalismo differenziato, che non farebbe altro che cristallizzare prima ed accentuare poi il divario economico, sociale, civile e culturale tra il Settentrione e il Meridione? Perché, piuttosto di ribaltare la prospettiva, prima perequare e riequilibrare e solo dopo le autonomie, si vuole procedere all’istituzionalizzazione del Sud come “colonia estrattiva interna”?

Perché gli interessi forti di questo Paese e il mito, oramai divenuto senso comune, del Sud come fornace di risorse pubbliche camminano sui piedi della rappresentanza politica del “Grande Partito Trasversale del Nord”, mentre, ad oggi, il Mezzogiorno, tranne manipoli sparsi di studiosi, intellettuali, gruppi meridionalisti, comitati civici e di scopo, ne è del tutto privo.

Ma con la nascita del Movimento 24 Agosto – Per l’Equità Territoriale la situazione potrebbe cambiare. Infatti, il nuovo soggetto politico nato sulla base di una richiesta sancita dal dettato costituzionale, l’equità sociale e territoriale, potrebbe fungere da catalizzatore di tutte quelle forze sparse che si sono mobilitate e continuano a farlo per la definitiva risoluzione della storica “questione meridionale”. E la partecipazione di Gianfranco Viesti ad un convegno organizzato da Pino Aprile sugli “Zeri al Sud” potrebbe costituire una prima tappa di avvicinamento tra il mondo del meridionalismo accademico e democratico e quello del meridionalismo militante. Staremo a vedere.

24/11/2019 – Salvatore Lucchese

 

 



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