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19 Aprile, 2024

L’ironia del prof. Salvo Amato: “Oggi ho deciso di bendarmi mentre interrogo i miei alunni. È andata benissimo, tutti bravi”



Stando ad alcuni fatti di cronaca scolastica riportati sia da vari quotidiani nazionali che da testate di settore, sembra proprio che la “rivoluzione copernicana” pedagogica realizzata dagli esponenti dell’attivismo tra fine ‘800 ed inizio ‘900, il passaggio dal magistrocentrimo al puerocentrismo, nonché quella più recente, si fa per dire, di metà ‘900 attuata dal cognitivismo pedagogico relativa all’evoluzione degli stili di apprendimento ed alla pluralità delle forme di intelligenza, siano entrambe passate invano.

Infatti, in piena pandemia da Covid-19, non sono pochi i casi segnalati dalla stampa di diversi docenti che, invece di creare un clima empatico di fiducia con i propri allievi, magari partendo dai loro interessi e valorizzandone le intelligenze multiple, ma, appunto che saranno mai, invasi dal sacro furore di chi ritiene di essere l’unico detentore di venerabili saperi, verificano con acribia certosina che i loro studenti le abbiano ben fissate nelle loro belle testoline, evidentemente concepite come meri vasi in cui sversare i suddetti saperi a mo’ di pillole liofilizzate un giorno sì e l’altro pure.

E dal loro alto ideale, si fa per dire, di “scuola a pappagallo” da loro erroneamente identificata con la “scuola di cultura”, proprio per verificare che gli studenti ripetano a “pappagallo” le lezioncine da loro impartite senza che ricorrono all’aiuto di libri, schemi, appunti, etc., li costringono ora a bendarsi, ora ad alzare le mani, “fermi tutti è un’interrogazione”, ora a farsi riprendere dalle occhiute telecamere con specchi alle loro spalle, ora ad ispezionare minuziosamente le loro scrivanie.

Dopo avere creato questo clima di distesa “simpatia” coi loro alunni se la lezione non è stato ripetuta come “pappagallo” comanda, per spronarli e motivarli ad uno studio mnemonico adeguato magari li mortificano e ne sviliscono l’autostima. Ma cosa sarà mai questa autostima. In fondo gli studenti sono solo vasi, “pappagalli”, appunto, che devono ripetere il sapere dispensato dalle sacre vestali del sapere. Mica sono persone con un vissuto ed emozioni che bisogna sapere accendere per motivarli ad un apprendimento attivo e non semplicemente passivo?

Proprio per dissacrare ironicamente tale pratica dis-educativa, che sottende una concezione “pappagallesca” della cultura, Salvo Amato, docente siciliano d’informatica, formatore ed animatore del gruppo facebook ProfessioneInsegnante.it, ha pubblicato il seguente post: “Oggi ho deciso di bendarmi mentre interrogo i miei alunni. È andata benissimo, tutti bravi”.



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