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19 Aprile, 2024

Il neo-ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano: “L’‘autonomia differenziata’ di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna mina l’unità nazionale. Il principio è che alcuni italiani lo sono più degli altri”



La mobilitazione contro l’attuazione dell’autonomia differenziata richiesta dalle Regioni “golpiste” Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna ha contribuito a sortire un duplice l’effetto: 1. provocare indirettamente la caduta del Governo giallo-verde; 2. favorire la composizione meridionale e tendenzialmente meridionalista, almeno sulla carta, del nascente Governo giallo-rosso.

Pressato dai “rapaci” Governatori leghisti, Luca Zaia e Attilio Fontana, frustrati per la mancata realizzazione del “furto con destrezza” della modica cifra di 190 miliardi di euro, furto bloccato dall’ala “sudista” del M5S, dando prova della sua “raffinata” cultura costituzionale, democratica e civile, il “Capitano” dall’“alta” sede “istituzionale” del Papeete beach ha aperto la prima crisi di Governo ferragostana della storia della Repubblica italiana, invocando a suo uso e consumo “elezioni e pieni poteri”. Ma la sua tracotanza “populistico-sovranista” lo ha fatto rimanere con il “cerino in mano”, o, per meglio dire, con il “limone in bocca”.

Infatti, la sua sfida alla democrazia ed allo Stato di diritto ha favorito la nascita del Governo Conte bis, che, costituito da 21 ministeri, di cui 11 affidati a politici ed esperti di origini meridionali, ha suscitato le ire della voce più autentica del “cuore di tenebra” del profondo Nord, quella di Vittorio Feltri, che lo ha battezzato come una “porcata”, uno “zoo pieno di terroni e ostile al Nord che li mantiene tutti” (Libero, 5 settembre 2019).

I soliti ed atavici pregiudizi razzistici – i meridionali rappresentati come “selvaggi”, “terroni” ed “assistiti” – che le forze progressiste e radicali del nostro Paese, anziché controbattere in modo deciso tanto sul piano culturale e civile quanto su quello giuridico-politico, tendono, di fatto, a sminuire come semplici cliché folcloristici.

Comunque, mentre nel PD, anche se in ritardo, ma meglio tardi che mai, è iniziato con toni da lotta intestina il processo sulle responsabilità di chi ha avallato il regionalismo che differenzia i diritti sulla base della ricchezza che si concentra sui territori (il manifesto, 5 settembre 2019), e mentre, nonostante lo “scippo di Stato” compiuto dal Nord ai danni del Sud di 61 miliardi di euro annui di spesa pubblica allargata, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, piange miseria e lamenta di “tirare la carretta” (la Repubblica, 4 settembre 2019), tra gli esponenti meridionali e soprattutto meridionalisti che sembrano avere una maggiore credibilità nell’attuale compagine di Governo si annovera la figura del giovane Giuseppe Provenzano, neoministro senza portafoglio per il Mezzogiorno.

Di origini siciliane, ma residente a Roma, il 37enne Provenzano dopo avere conseguito la laurea in Scienze giuridiche con una tesi su: Il regionalismo differenziato all’italiana dopo la riforma del Titolo V: futuro della specialità, prospettiva asimmetrica e profili di comparazione con l’ordinamento spagnolo, ha anche conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna di Pisa” con una tesi su: Coesione e riequilibrio territoriale nell’ordinamento multilivello. Le risorse aggiuntive e gli interventi speciali nella politica di coesione unitaria.

Cultore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Pisa e collaboratore di diversi periodici, attualmente è anche Vice-direttore della Società per lo Sviluppo Economico del Mezzogiorno (Svimez), dove conduce le sue ricerche sugli aspetti sociali, economici e demografici della questione meridionale, con un’attenzione specifica per le politiche nazionali ed europee di coesione e di riequilibrio territoriale.

All’attività di ricerca, tra il 2012 e il 2014, Provenzano ha affiancato anche l’attività politica come Capo della Segreteria dell’Assessore per l’Economia della Regione Siciliana, Luca Bianchi, attuale Direttore della Svimez e, allo stesso tempo, come Consigliere del Ministro dell’Ambiente, del Territorio e della Tutela del Mare, Andrea Orlando.

Attualmente fa parte della Direzione Nazionale del PD e della sua Segreteria Nazionale, dove ricopre l’incarico di responsabile delle Politiche per il Lavoro.

Partecipando all’infuocato dibattito sul regionalismo differenziato, in un articolo pubblicato sulla rivista Limes il 5 marzo 2019, il Ministro per il Mezzogiorno ha sostenuto a chiare lettere che l’autonomia richiesta dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna “mina l’unità nazionale. Il principio è che alcuni italiani lo sono più degli altri. Serve il ricentramento delle funzioni strategiche, un’Agenzia nazionale per lo sviluppo e un Iri della conoscenza”.

Ad oggi, come si può evincere leggendo il programma del Governo giallo-rosso, l’autonomia regionale, che vi è riportata al 20° punto con un’impostazione ambigua, come ha sottolineato il costituzionalista Massimo Villone, “non è ancora accantonata” (la Repubblica – Napoli, 5 settembre 2019).

Date le posizioni fortemente critiche espresse da Provenzano, si spera che le richieste che “minano l’unità nazionale”, alimentando le diseguaglianze tra cittadini del Nord e cittadini del Sud, “alcuni italiani lo sono più di altri”, vengano quanto prima azzerate.

D’altronde, nei mesi precedenti, l’azzeramento non solo è stato richiesto dal Direttore della Svimez, Luca Bianchi, in occasione di un Convegno pubblico sull’autonomia differenziata promosso il 10 maggio 2019 a Napoli dall’Associazione e-Laboriamo presso la prestigiosa sede dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici, ma è stato richiesto anche dall’intera comunità accademica dell’Università Federico II di Napoli, che ne ha dimostrato l’“irrimediabile contrasto con il quadro costituzionale”, così come di recente confermato pure dall’Osservatorio sul Regionalismo differenziato, diretto dal costituzionalista Sandro Staiano.

Dunque, al Nord più “profondo” che rivendica in modo mistificatorio l’attenzione alle proprie istanze miopi ed egoistiche (Sala) o urla, sbraita ed offende (Feltri, Zaia, Fontana), si oppone il Sud più “nobile” con la forza della ragione e del diritto, con la forza della sua cultura e della sua più che bimillenaria civiltà.

05/09/2019 – Salvatore Lucchese



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