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16 Aprile, 2024

Il mustacciolo napoletano. La storia



Tradizione vuole che i mostaccioli si preparino a partire dall’8 dicembre e che rallegrino tutto il periodo delle feste. Il curioso nome deriva dal latino “mustaceum” che indicava una focaccia dolce composta, fra i diversi ingredienti, dal mosto d’uva cotto su foglie di lauro.

In origine, il mostacciolo veniva offerto ai convitati al momento della partenza come ultimo segno di attenzione all’ospite prima di congedarsi.

Già Catone parla di una ricetta di piccole focacce dolci dette mustacei a base di farina, mosto e anice, e molti altri autori romani ne parlano dicendo, tra le altre cose, che sono dolci che favoriscono la digestione.

In epoca tardo-medievale si incontrano già i mostazoli, biscotti a base di mosto cotto il cui suffisso -olo fa pensare che dalla forma più grande delle schiacce romane si sia già passati a dolcetti di diametro inferiore.

La versione napoletana di questo biscotto, però, sembra proprio prendere piede senza mosto, discostandosi quindi dalla sua stessa etimologia.

Nel Cinquecento due ricette di mostaccioli sono citate da Bartolomeo Scappi, cuoco delle cucine vaticane sotto papa Pio IV e papa Pio V, in una sua opera. Scappi li chiama piccoli pasticci secchi e afferma che possono essere serviti anche in apertura di pranzi particolarmente ricchi.



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