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18 Aprile, 2024

Il Mito della Performance genera mostri



19 luglio Antonio Cerreto, 25 anni originario di Torre del Greco si è lanciato nel vuoto nella facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II.

Aveva dato appuntamento ad amici e familiari la mattina del 19 luglio. Aveva detto a tutti di dover discutere la sua tesi di laurea. Secondo le indiscrezioni degli inquirenti, sembra che il giovane Antonio aveva mentito sul numero degli esami. Un peso troppo grande che ha spinto un giovane di soli 25 anni a compiere il gesto estremo. Un extrema ratio che è risultata fatale.

Simone Biles, probabilmente la più grande ginnasta di tutti i tempi durante le finale a squadre si è ritirata lasciando stupito il mondo. Un infortunio? No. Leggete attentamente le sue parole: “Devo concentrarmi sulla mia salute mentale. Dobbiamo proteggere la nostra mente e il nostro corpo e non sentirci OBBLIGATI a fare ciò che il mondo vuole che noi facciamo”.

Questi due ultimi episodi, così simili e allo stesso tempo drammatici, devono farci riflettere, non solo come insegnanti, non solo come genitori, ma come cittadini della iper-modernità.

Il Mito della Performance che domina il nostro tempo ci chiede di funzionare come macchine. Non solo nello sport. Nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni, a scuola, ma anche nella cura ossessiva del corpo, nel conto in banca.

Siamo obbligati dal “dover” brillare sempre e comunque, lo vediamo anche nei nostri ragazzi.

Impariamo da Simone. Impariamo a dire di NO. L’avesse fatto anche Antonio Cerreto oggi probabilmente stava rimodulando il suo futuro.

Insegniamo ai nostri ragazzi a liberarsi dal dover essere perfetti, vincenti e popolari.

“Liberiamoci” da questa perversione.



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