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16 Aprile, 2024

Il dem Nicola Oddati: “La legge quadro Boccia è una proposta più rispettosa delle autonomie e, allo stesso tempo, molto più attenta ai bisogni del Mezzogiorno. Si vada avanti”. Il Sud vigili e denunci le pericolose fughe in avanti



In un’intervista rilasciata al Quotidiano del Sud del 5 dicembre 2019, Nicola Oddati, responsabile del Mezzogiorno per la Segreteria nazionale del PD, ha dichiarato che la bozza di legge quadro sul regionalismo differenziato proposta dal Ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia “è una proposta più rispettosa delle autonomie e, allo stesso tempo, molto più attenta ai bisogni del Mezzogiorno”.

Evidentemente Oddati confonde i bisogni del Mezzogiorno con gli interessi elettoralistici del Pd emiliano-romagnolo di Stefano Bonaccini e, in ultima istanza, con quelli particolaristici del PD nazionale.

Come è stato accertato dalla prima “operazione verità” condotta dal Quotidiano del Sud di Roberto Napoletano, dai Rapporti Svimez, dal libro-inchiesta Zero al Sud di Marco Esposito, dalle analisi economiche di Pietro Busetta, Il coccodrillo si è affogato, da tutte le fonti statistiche nazionali ed internazionali, nonché dalle precedenti dichiarazioni dello stesso Ministro Boccia (Quotidiano del Sud, 20 giugno 2019, 29 giugno 2019; 27 luglio 2019; 24 ottobre 2019), nel corso degli ultimi dieci anni, anche a seguito della “perversa applicazione del federalismo fiscale” compiuta in modo discriminatorio in ottemperanza al paradigma della “locomotiva Nord”, il Sud ha subito uno “scippo di Stato” di circa 60 miliardi di euro di spesa pubblica allargata pro-capite l’anno. Moltiplicate questa cifra per 10 anni ed otterrete la ‘modica’ somma di 600 miliardi drenati da Sud a Nord col risultato di fare entrare l’intero “sistema-Paese” in stagnazione ed acuire ulteriormente lo storico dualismo economico, sociale, civile e culturale tra il Meridione e il Settentrione. Così, “il coccodrillo si è affogato”.

Per quanto concerne gli investimenti in infrastrutture finalizzati allo sviluppo del Sud, nel quinquennio 2011-2015 sono crollati allo 0,15% del PIL.

Inoltre, come ha dimostrato la seconda “operazione verità” condotta sempre dal Quotidiano del Sud, tra il 2008 e il 2012, i costi della Grande Crisi sono stati scaricati sul Meridione, a cui è stata scippata l’altrettanto “irrisoria” cifra di 22,3 miliardi, destinati al suo sviluppo utilizzati per le “misure di stabilizzazione della finanza pubblica”.

Ebbene, rispetto ai 600 miliardi di spesa pubblica allargata scippati ed all’esigenza di aumentare considerevolmente la percentuale degli investimenti per lo sviluppo del Sud, ossia, del secondo motore economico del Paese che ora si tiene spento, così come relativamente all’esigenza di perequare la spesa infrastrutturale al 40% e quella sociale al 34%, l’ipotesi di sola perequazione infrastrutturale ammonta alla cifra “monstre” di 3,4 miliardi nell’arco di un lungo decennio, dal 2022 al 2031. Appena il 15,50% del solo “scippo di Stato” del Fondo per lo Sviluppo e Coesione destinati al Sud. Inoltre, come ha evidenziato Busetta (Quotidiano del Sud, 30 novembre 2019), basti pensare che per il completamento del solo tratto dell’alta velocità ferroviaria Salerno-Augusta occorrono 30 miliardi.

In realtà, sempre come ha osservato Busetta (Quotidiano del Sud, 30 novembre 2019), non c’è né la possibilità economica di perequare, né, tanto meno, la disponibilità a farlo da parte delle Regioni più ricche del Paese, che, invece, mirano ad ottenere l’esatto opposto: perpetuare ed acuire ulteriormente il saccheggio del Sud, per istituzionalizzarne definitivamente la condizione di “colonia estrattiva interna”.

Se, dal punto di vista economico-finanziario, il presunto equilibrio della bozza “Boccia” “molto più attenta ai bisogni del Mezzogiorno” è fumo negli occhi, anche dal punto di vista giuridico-costituzionale la volontà espressa da Oddati di “andare avanti”, “collegando il provvedimento alla Finanziaria”, risponde ad un’esigenza di “Cicero pro domo sua”, quella della scadenza elettorale per le regionali in Emilia Romagna e non certo al diritto del Sud di ottenere, nel metodo e nel merito, garanzie di equità e riequilibrio.

Come a questo proposito ha osservato il costituzionalista Alberto Lucarelli, l’iter corretto dovrebbe essere il seguente: “Intesa stato-regioni (con coinvolgimento degli enti locali), con determinazione dei lep e dei costi standard, nel rispetto dei principi fondativi della nostra Repubblica, a partire da unità e invisibilità, dibattito parlamentare ed assoluta sovranità del parlamento nel mutare nella sostanza l’intesa”.

Di contro, la bozza “Boccia” prevede l’approvazione della legge quadro, la firma delle Intese con le Regioni e solo dopo l’eventuale determinazione dei Lep, che, come ha evidenziato il costituzionalista Massimo Villone, essendo oggetto di trattative politiche, di per sé e in sé non sono garanzia di equità (la Repubblica, 1 dicembre 2019).

Inoltre, sempre sulla base della bozza “Boccia” se i Lep non dovessero essere determinati entro un anno dalla sigla delle Intese, la ripartizione dei “pani e dei pesci” verrebbe effettuata sulla base della spesa storica, ossia della principale “leva di porco” che, ad oggi, ha consentito alla “locomotiva” Nord di saccheggiare a suo piacimento il Sud.

Non solo, anche ipotizzando per assurdo che nel giro di un anno siano determinati i Lep dopo che non lo sono stati per 18 lunghi anni, sempre come ha evidenziato Villone, essendo una legge ordinaria, la legge quadro “Bozza” potrebbe essere annullata alla legge “rinforzata recante Intesa” (la Repubblica, 1 dicembre 2019).

Altro che diga per difendere i legittimi diritti di equità del Sud. In realtà la bozza “Boccia” è un travicello mal posto contro la marea calcante della voracità delle Regioni “bulimiche” del Nord.

Allora, date tutte queste criticità, da lui derubricate ad eventuali limature da apportare alla bozza, da dove nasce la fretta di Oddati di portare a termine l’iter di approvazione della legge quadro? Dalla scadenza elettorale del 26 gennaio che vede impegnato il suo compagno di Partito Stefano Bonaccini a portare lo scalpo del Sud, dell’unità e della coesione dell’intero Paese dinanzi ai suoi potenziali elettori romagnoli.

Il tentativo reiterato di sacrificare i diritti di 20 milioni di cittadini e la tenuta unitaria dell’intero sistema-Paese sull’altare degli interessi di “bottega” di un singolo Partito, in modo del tutto coerente rispetto a quanto fatto dal Pd dal 2001 ad oggi, prima con l’approvazione a colpi di maggioranza della riforma del Titolo V della Costituzione, e successivamente, nel 2018, con la firma delle Pre-Intese da parte del Governo Gentiloni. Il PD come perno centrale del “Grande Partito Trasversale del Nord”.

05/12/2019 – Salvatore Lucchese



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