Fa parte della storia l’emancipazione femminile, che permette alle donne di essere cittadine di serie A proprio come gli uomini,ma non è sempre stato così.
Nel Codice di Famiglia del 1865 le donne vengono trattate come subordine degli uomini, non potendo esercitare tutela sui figli minori e non potendo entrare in pubblici uffici, ed inoltre le donne sposate e lavoratrici non potevano gestire il loro stipendio ma dovevano far capo al proprio marito il quale ne avrebbe poi disposto per il bene della famiglia,inoltre le donne non possedevano beni, pettava al solo capo famiglia disporre dell’eredità immobile e non.
Durante l’unità d’ Italia le donne non godevano di alcun diritto politico,ma la voce ferma e battagliera di queste guerriere finì per smuovere meccanismi che,inceppati, cigolavano.
Mazzini scrisse: <<L’emancipazione della donna sancirebbe una grande verità base a tutte le altre, l’unità del genere umano, e assocerebbe nella ricerca del vero e del progresso comune una somma di facoltà e di forze, isterilite da quella inferiorità che dimezza l’anima. Ma sperare di ottenerla alla Camera come è costituita, e sotto l’istituzione che regge l’Italia [la monarchia] è, a un dipresso, come se i primi cristiani avessero sperato di ottenere dal paganesimo l’inaugurazione del monoteismo e l’abolizione della schiavitù.>>
Mazzini,nella sua epoca fu poco preso in considerazione,la sua proposta di legge venne bocciata a primo acchitto. Ci vollero numerose battaglie e incredibili sforzi per giungere al 1975 in cui fu riformato il diritto di famiglia, garantendo la parità legale fra i coniugi e la possibilità della comunione dei beni.
La società italiana era notevolmente cambiata e le leggi avevano in parte sancito tale cambiamento. Rimanevano però tracce della passata discriminazione in leggi quali quella che comprendeva fra i “delitti contro la morale” anche lo stupro e l’incesto, legge eliminata soltanto recentemente. All’inizio del nuovo secolo è caduto anche l’ultimo baluardo di esclusione delle donne in ambito statale, quello militare.
La situazione è andata evolvendosi insieme alle norme che disciplinano lo stato in una sorta di commisurato ed equalibrato sistema,ma questo non basta per sconfiggere tutti gli scheletri che la storia nasconde.
Ci ritroviamo dinanzi a fatti di cronaca che documentano incessanti soprusi da parte di uomini autoritari, i quali senza alcun ripensamento tendono a far diventare le donne oggetti e proprietà private alle quali infliggere ogni genere di pena al loro malcontento. Ai giorni nostri ci si interroga su i motivi che spingano uomini ad uccidere o “punire” le donne,ebbene la spiegazione è intrinsa di storia.
Le donne sempre troppo temute per la loro capacità critica.sintetica ed ammissiva hanno sempre da perdere rispetto ad uomini fin troppo ancorati ad idee di patriarcato ormai fuori tempo, si pensi al caso di Noemi Durini, la ragazza di appena 16 anni uccisa dal ragazzo che credeva l’amasse con l’unica colpa d’averci creduto,beffata anche del ghigno che quest’ultimo ostenta quasi a mò di trofeo per il delitto commesso, o ancora si pensi alla piccola Nicolina Pacini, ulteriore vittima di un amore infettato avuto dalla madre per un uomo, lo stesso che le sparò un colpo in pieno viso, la sua colpa? Aver nascosto il luogo in cui la madre si trovasse, rendendo vani i tenatativi di riavvicinamento dell’uomo alla donna che oggi si dice distrutta dal dolore.Pensiamo ancora al caso di Sara Di Pietrantonio, bruciata viva dal suo ex fidanzato che non accettava la fine del loro rapporto, un omicidio dettato dalla non accettazione da parte di un individuo che voleva far sovrastare il suo pensiero su quello di una ragazza che aveva tutto il diritto per dire “Basta!” a chi non la aveva mai rispettata.
Storie come queste ci lasciano intendere che il cammino fatto,è si, molto lungo ma sarà ancor tanto faticoso cercare di portare ogni singolo uomo ad aver rispetto di una madre,una figlia,una sorella proprio come se appartenesse a loro, rispettare le proprie origini,e le origini sono un innesto fondamentale: l’amore che unisce i generi.
Troppi arcobaleni ancora da accendere sporcati di sangue e troppi sorrisi rubati al tempo che non lascia scampo a chi, per amore, subisce e non comprende che quel che subisce, amore non è.
Giulia Ventura
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