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12 Luglio, 2025

Emergenza disagio giovanile a Pomigliano d’Arco: urgente una risposta educativa e sistemica

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime forte preoccupazione per gli episodi di violenza che continuano a verificarsi a Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli, protagonisti ragazzi giovanissimi, alcuni addirittura già noti alle forze dell’ordine. La notizia dell’ennesima aggressione, condotta da un gruppo di minori — tra cui un tredicenne già affidato ai servizi sociali per precedenti atti di violenza — sollecita una riflessione profonda che vada oltre il comprensibile allarme sociale.

Le “baby gang” sono il sintomo di un disagio profondo e strutturale, non la malattia in sé. Ragazzi che dovrebbero vivere l’adolescenza tra sport, scuola e relazioni sane, si trasformano in predatori urbani, incapaci di riconoscere i limiti, i ruoli, l’empatia. Ci si chiede: dove si è spezzato il patto educativo? A cosa stiamo rinunciando come comunità per assistere, quasi con rassegnazione, all’escalation della violenza minorile?

È evidente che serva una risposta forte, ma non solo repressiva. Gli interventi delle forze dell’ordine, pur necessari, devono essere accompagnati da un piano integrato di prevenzione che coinvolga la scuola, i servizi sociali, le famiglie, ma anche i centri culturali, sportivi, e le realtà associative del territorio. Non si può rispondere all’urlo del disagio giovanile solo con il linguaggio della punizione.

La scuola, in particolare, deve essere rafforzata come presidio educativo e comunitario. L’educazione ai Diritti Umani, al rispetto dell’altro, alla cittadinanza attiva, deve trovare spazio concreto e quotidiano nei percorsi formativi. I docenti devono essere messi nelle condizioni di agire non solo come trasmettitori di contenuti, ma come agenti di cambiamento sociale, capaci di intercettare i segnali del malessere prima che esplodano in forme distruttive.

Chiediamo alle istituzioni di promuovere un Osservatorio permanente sul disagio giovanile, che monitori i fenomeni di violenza minorile e favorisca azioni coordinate e tempestive. Serve un Piano Nazionale di Educazione alla Convivenza Civile che riporti al centro l’idea di una comunità educante. Solo così potremo affrontare seriamente il disagio che attraversa i nostri ragazzi e le nostre periferie esistenziali.

La sicurezza non può essere disgiunta dalla dignità. Punire senza comprendere rischia di essere solo una pausa nel ciclo della violenza.

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